Sono invisibili al mondo: infatti 166 milioni di bambini sotto i 5 anni non vengono registrati alla nascita. Vale a dire che uno su quattro di tutti i neonati resta vittima di una grave violazione del diritto di cittadinanza a causa di povertà e sottosviluppo. Vi sono poi 237 milioni di bimbi, uno su tre, che pure registrati sono sprovvisti di un certificato di nascita. E’ quanto emerge dal rapporto dell’Unicef (nel 73° anniversario di fondazione dell’agenzia dell’Onu dedicata all’infanzia), pubblicato lo scorso 11 dicembre dal titolo “Registrare alla nascita ogni bambino entro il 2030: siamo sulla strada giusta?”. La ricerca, condotta in 174 Paesi, evidenzia che la missione di proteggere l’infanzia più vulnerabile ha ancora tante sfide da affrontare e che se le registrazioni a livello globale sono salite in percentuale da poco più del 60 al 75 per cento, in 10 anni, non ci può accontentare. “Abbiamo fatto tanta strada ma ancora troppi bambini non vengono registrati. – ha dichiarato Henrietta Fore, direttore generale dell’Unicef – Senza prove che ne attestino l’identità, i bambini spesso vengono esclusi da istruzione, cure mediche o altri servizi vitali e sono più vulnerabili a sfruttamento e abuso”.
Come ricorda Vatican news, ad ottenere maggiori progressi sono stati i Paesi dell’Asia meridionale, soprattutto Bangladesh, Nepal e India, (qui la percentuale è salita dal 41% all’80%), mentre sono invece i Paesi africani a lamentare maggiori ritardi rispetto al resto del mondo, nella registrazione dei bambini, con tassi minimi del 3 per cento in Etiopia, dell’11 per cento in Zambia e del 12 per cento in Ciad. Nel rapporto, l’Unicef raccomanda ai Paesi di intraprendere delle azioni mirate per fornire ad ogni bambino il certificato alla nascita, coinvolgendo le comunità, dando ai genitori, sia madri che padri, maggiori possibilità di registrare la nascita dei figli, collegando la registrazione all’erogazione di servizi alla salute, alla protezione sociale e all’istruzione, investendo in soluzioni tecnologiche per facilitare la registrazione. “Ogni bambino ha il diritto ad avere un nome, una nazionalità e un’identità legale. – conclude Henrietta Fore. – Ogni miglioramento nell’aumento dei livelli di registrazione è una buona notizia”.
Gian Paolo Cassano

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