NUOVI SANTI a cura di Gian Paolo Cassano

È Beato Fratel James Miller, esemplare educatore di giovani, appartenente ai Fratelli delle Scuole Cristiane e ucciso in odio alla fede, nel 1982, nel contesto della guerra civile. Domenica 8 all’Angelus il Papa ha auspicato che questo martire “che ha pagato con la vita il suo servizio al popolo e alla Chiesa guatemalteca”, rafforzi “percorsi di giustizia, di pace e di solidarietà. E’ stato proclamato sabato 7 dicembre a Huehuetenango, in Guatemala, durante l’Eucaritia presieduta, in rappresentanza del Santo Padre, dal panamense card. José Luis Lacunza. E’ il primo nordamericano della Congregazione a salire agli onori degli altari, aggiungendosi ai 160 martiri che la grazia divina ha voluto donare ai lasalliani.
Un testimone ed esempio per ogni educatore. “Il buon educatore cattolico è come un seme che prima o poi porta frutto; – ha detto il card. Lacunza – un buon educatore cattolico pone le basi di una personalità solida e di una fede vissuta con coraggio e determinazione e insegna ai giovani a ragionare con la propria testa e a prendere decisioni coerenti con la propria fede, come ha fatto questo fratello martire, restando accanto ai suoi ragazzi fino alla fine”.
Era originario di un piccolo villaggio nei pressi di Stevens Point, nella regione del Grandi Laghi dove suo padre, produttore caseario, aveva una fattoria. “Era un uomo molto attivo – racconta Fr. Rodolfo Meoli, postulatore della causa di Beatificazione – diceva che ogni lavoro è dignitoso se fatto con amore e spesso, dopo una giornata passata in classe, si dedicava alle riparazioni nella struttura. (…). Ma Fr. James non trascurava mai l’insegnamento, piuttosto univa alla teoria del sapere la pratica del fare”. Nel 1955 incontrò i Fratelli delle Scuole Cristiane, scoprendo la sua vocazione e così nel 1962 intraprese il noviziato e prese il nome di Leo William. Ai voti religiosi aggiunge i due voti caratteristici dei Fratelli: l’insegnamento gratuito ai poveri e la fedeltà all’istituto. Nel 1969 deve sostituire un fratello malato e inizia a insegnare; i suoi allievi lo amano fin dal primo momento perché quell’uomo robusto, altissimo, sempre sorridente, oltre che con le parole li conquista con l’esempio: sceso dalla cattedra alla fine dell’ora, infatti, non si risparmia per i lavori più umili, come spazzare il pavimento o pulire i servizi igienici.
E’ in Nicaragua, primo insediamento della Congregazione in Centroamerica, a Bluesfield, e viene accolto come “Hermano Santiago”. E’ anche artefice di una sperimentazione di grande successo, che chiama “missione condivisa”, cioè la piena integrazione dei colleghi laici accanto ai Fratelli consacrati, nel campo dell’educazione a ogni livello. La situazione in Nicaragua, però, si fa difficile, con i moti sandinisti che attraversano l’America centrale. Dopo un breve periodo nella fattoria dei suoi genitori negli Stati Uniti viene mandato in Guatemala, al Collegio indigeno di Huehuetenango. dove inizialmente la situazione politica sembra migliore. “Erano anni turbolenti per il Paese – ricorda ancora Fr. Meoli – c’era una sorta di persecuzione silenziosa le cui vittime erano per lo più religiosi cattolici, colpevoli di difendere i poveri. Ad esempio, nel collegio indigeno di Fr. James studiavano molti giovani Maya le cui famiglie avevano delle proprietà terriere sulle montagne che venivano espropriate dai latifondisti in accordo col governo”. I Fratelli sono personaggi scomodi, e iniziano a diventare oggetto di minacce, dapprima confuse, poi sempre più precise, degli “squadroni della morte” appoggiati dall’esercito. Nessuno li ha neanche mai visti. Così, nel pomeriggio del 13 febbraio 1982, i suoi assassini lo colpiscono proprio lì, mentre lavora, dileguandosi poi in pochi secondi. “I martiri continuano a parlare anche dopo la morte, anzi, soprattutto dopo la morte – conclude Fr. Meoli – in particolare Fr. James parla ancora oggi ai giovani, invitandoli ad ascoltare la propria voce interiore, la voce di Dio, troppo spesso soffocata dalle mille voci che abbiamo intorno. È un esempio della necessità di ‘scollegarsi’ dai tanti apparecchi che ci accompagnano nel quotidiano e ‘ricollegarsi’ con il bene e con la chiamata che il Signore riserva a ognuno di noi”.

Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.