La Parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Celebrando l’Eucaristia nel giorno dell’Epifania, il Papa ha ricordato come Quel Bambino nato da Maria sia “venuto non soltanto per il popolo d’Israele, rappresentato dai pastori di Betlemme ma anche per l’intera umanità, rappresentata dai Magi, provenienti dall’Oriente”, che “ci indicano la strada sulla quale camminare nella nostra vita”. Infatti  “i Magi rappresentano gli uomini e le donne in ricerca di Dio nelle religioni e nelle filosofie del mondo intero: una ricerca che non ha mai fine.” I Magi “guidati dallo Spirito, arrivano a riconoscere che i criteri di Dio sono molto diversi da quelli degli uomini, che Dio non si manifesta nella potenza di questo mondo, ma si rivolge a noi nell’umiltà del suo amore. L’amore di Dio è grande? Sì! L’amore di Dio è potente? Sì! Ma l’amore di Dio è umile, tanto umile!” Essi sono “modelli di conversione alla vera fede” perché “hanno creduto più nella bontà di Dio che non nell’apparente splendore del potere” (…) Sono passati dai calcoli umani al mistero: e questa è stata la loro conversione”. Di qui la domanda del Papa: “e la nostra? Chiediamo al Signore che ci conceda di vivere lo stesso cammino di conversione vissuto dai Magi. Che ci difenda e ci liberi dalle tentazioni che nascondono la stella. Che abbiamo sempre l’inquietudine di domandarci: dov’è la stella, quando – in mezzo agli inganni mondani – l’abbiamo persa di vista”.
Dopo la Messa, all’Angelus, ha ribadito che l’Epifania allarga i nostri sguardi all’orizzonte del mondo e ci parla della volontà di Dio di salvare tutta l’umanità. Dio “non riserva il suo amore ad alcuni privilegiati, ma lo offre a tutti. Come di tutti è il Creatore e il Padre, così di tutti vuole essere il Salvatore”. E’ per questo motivo che “siamo chiamati a nutrire sempre grande fiducia e speranza nei confronti di ogni persona e della sua salvezza: anche coloro che ci sembrano lontani dal Signore sono seguiti – o meglio ‘inseguiti’ – dal suo amore appassionato, dal suo amore fedele e anche umile”. Quello dei Magi è “come un viaggio dell’anima, come un cammino verso l’incontro con Cristo. Essi sono attenti ai segni che ne indicano la presenza; sono instancabili nell’affrontare le difficoltà della ricerca; sono coraggiosi nel trarre le conseguenze di vita derivanti dall’incontro con il Signore. La vita è questa: la vita cristiana è camminare, ma essendo attenti, instancabili e coraggiosi. Così cammina un cristiano.” Ora “la stella che è in grado di guidare ogni uomo a Gesù è la Parola di Dio”. Essa “è luce che orienta il nostro cammino, nutre la nostra fede e la rigenera. È la Parola di Dio che rinnova continuamente i nostri cuori e le nostre comunità”. Di qui un nuovo invito a “leggerla e meditarla ogni giorno, affinché diventi per ciascuno come una fiamma che portiamo dentro di noi per rischiarare i nostri passi, e anche quelli di chi cammina accanto a noi, che forse stenta a trovare la strada verso Cristo. Sempre con la Parola di Dio. La Parola di Dio a portata di mano: un piccolo Vangelo in tasca, nella borsa, sempre, per leggerlo. Non dimenticatevi di questo: sempre con me la Parola di Dio!”
Mercoledì 7 gennaio, nella prima udienza generale del nuovo anno il Papa Francesco ha proseguito la catechesi sulla famiglia, centrando la figura della madre. “Ogni persona umana deve la vita a una madre, e quasi sempre deve a lei molto della propria esistenza successiva, della formazione umana e spirituale”, ma ella “però, pur essendo molto esaltata dal punto di vista simbolico (…)  viene poco ascoltata e poco aiutata nella vita quotidiana, poco considerata nel suo ruolo centrale nella società. Anzi, spesso si approfitta della disponibilità delle madri a sacrificarsi per i figli per ‘risparmiare’ sulle spese sociali”. Capita anche nella comunità cristiana che “la madre non sia sempre tenuta nel giusto conto, che sia poco ascoltata. Eppure al centro della vita della Chiesa c’è la Madre di Gesù. Forse le madri, pronte a tanti sacrifici per i propri figli, e non di rado anche per quelli altrui, dovrebbero trovare più ascolto.“ Di fronte “al dilagare dell’individualismo egoistico” il Pontefice ha indicato le madri come “l’antidoto più forte”, perché esse “si ‘dividono’, a partire da quando ospitano un figlio per darlo al mondo e farlo crescere. Sono esse, le madri, a odiare maggiormente la guerra, che uccide i loro figli.” Il Pontefice ha poi citato mons. Oscar Arnulfo Romero che affermò che essere martiri è anche “dare la vita a poco a poco (…) “nel silenzio, nella preghiera, nel compimento onesto del dovere, in quel silenzio della vita quotidiana” come fa una madre, “che senza timore, con la semplicità del martirio materno, concepisce nel suo seno un figlio, lo dà alla luce, lo allatta, lo fa crescere e accudisce con affetto. E’ dare la vita. E’ martirio”. L’essere madre “è anche una scelta di vita” la “scelta di dare la vita”. Così “una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale”. E’ grazie alle madri che si trasmette “spesso anche il senso più profondo della pratica religiosa: nelle prime preghiere, nei primi gesti di devozione che un bambino impara, è inscritto il valore della fede nella vita di un essere umano (…) Senza le madri, non solo non ci sarebbero nuovi fedeli, ma la fede perderebbe buona parte del suo calore semplice e profondo”. E la Chiesa “è nostra madre! Noi non siamo orfani, abbiamo una madre! La Madonna e la madre Chiesa e la nostra mamma. Non siamo orfani, siamo figli della Chiesa, siamo figli della Madonna e siamo figli delle nostre madri”.
Domenica 11 gennaio, nella festa del Battesimo di Gesù, ha battezzato 33 bambini nella Cappella Sistina, ricordando che “il Battesimo ci inserisce nel corpo della Chiesa, popolo Santo di Dio in cammino”. Francesco ha esortato genitori, madrine e padrini a crescere i loro figli nella luce della Parola di Dio, a “nutrirli della Parola di Dio”, del Vangelo di Gesù, “cibo sostanzioso” che fa crescere, portare buoni frutti nella vita, “come la pioggia e la neve fanno bene alla terra e la rendono feconda” ed aiutandoli “a crescere ‘immersi’ nello Spirito Santo, cioè nel calore dell’amore di Dio, nella luce della sua Parola”.Poi li ha esortati: “insegnate ai vostri figli che non si può essere cristiano fuori dalla Chiesa, non si può seguire Gesù Cristo senza la Chiesa, perché la Chiesa è madre e ci fa crescere nell’amore a Gesù Cristo”. Ha quindi rivolto un appello e una preghiera per le tante mamme che nel mondo non sono in grado di sfamare i loro figli.
All’Angelus Francesco ne ha approfondito il significato, sottolineando che con questo evento “è finito il tempo dei cieli chiusi”. Adesso, “ciascuno di noi ha la possibilità di incontrare il Figlio di Dio, sperimentandone tutto l’amore e l’infinita misericordia”. Gesù “lo possiamo incontrare realmente presente nei Sacramenti, specialmente nell’Eucaristia. Lo possiamo riconoscere nel volto dei nostri fratelli, in particolare nei poveri, nei malati, nei carcerati, nei profughi: essi sono carne viva del Cristo sofferente e immagine visibile del Dio invisibile”. Di qui l’incoraggiamento: “c’è tanto bisogno oggi di misericordia ed è importante che i fedeli laici la vivano e la portino nei diversi ambienti sociali (…) Avanti! Noi stiamo vivendo il tempo della misericordia, questo è il tempo della misericordia!”.
Gian Paolo Cassano

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