La Parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Riprendendo le udienze generali, mercoledì 6 agosto, il Papa ha continuato la catechesi sulla Chiesa, in particolare sul Discorso della montagna di Gesù, invitando poi a pregare per la pace in Medio Oriente. Francesco si è soffermato sulla “novità” portata da Gesù rispetto all’Antica Alleanza, rappresentata da un uomo, Giovanni Battista che con la sua testimonianza “ci indica Gesù, ci invita a seguirlo, e ci dice senza mezzi termini che questo richiede umiltà, pentimento e conversione: è un invito che fa all’umiltà, al pentimento e alla conversione”. Poi, arriva Cristo e Papa Francesco evidenzia il cambiamento di cui Gesù è portatore facendo un parallelo con Mosè: come lui sale su un monte e davanti alla folla enuncia le straordinarie affermazioni delle Beatitudini. Esse sono “sono la strada che Dio indica come risposta al desiderio di felicità insito nell’uomo, e perfezionano i comandamenti dell’Antica Alleanza (…) In queste parole c’è tutta la novità portata da Cristo, e tutta la novità di Cristo è in queste parole.  In effetti, le Beatitudini sono il ritratto di Gesù, la sua forma di vita; e sono la via della vera felicità, che anche noi possiamo percorrere con la grazia che Gesù ci dona”. Il Pontefice ha poi invitato tutti a recitare ognuna delle Beatitudini, non rinunciando, com’è suo costume, a dare il “compito a casa” a chi lo ascolta, cioè a prendere il Vangelo e a rileggere le Beatitudini (Mt 5 e 25), dove compare il “protocollo” in base al quale “saremo giudicati alla fine del mondo”. Infatti “non avremo titoli, crediti o privilegi da accampare. Il Signore ci riconoscerà se a nostra volta lo avremo riconosciuto nel povero, nell’affamato, in chi è indigente ed emarginato, in chi è sofferente e solo… È questo uno dei criteri fondamentali di verifica della nostra vita cristiana, sul quale Gesù ci invita a misurarci ogni giorno.”
In piazza San Pietro martedì 5 agosto aveva poi festosamente incontrato oltre 50.000 ministranti di lingua tedesca, qui convenuti con il motto “Liberi! Perché è lecito fare del bene”. Ha dialogato con i giovani, e prima, celebrando l’Eucaristia, nell’Omelia in tedesco, ha affermato come attraverso Gesù “possiamo capire ciò che Dio veramente intende” perché “vuole persone umane libere, perché si sentono sempre protette come figli di un buon Padre. Per realizzare questo disegno, Dio ha bisogno soltanto di una persona umana. Ha bisogno di una donna, una madre, che metta al mondo il Figlio. Lei è la Vergine Maria, che onoriamo con questa celebrazione vespertina. Maria fu totalmente libera. Nella sua libertà ha detto di sì. Lei ha fatto il bene per sempre. Così ha servito Dio e gli uomini. Imitiamo il suo esempio, se vogliamo sapere ciò che Dio si aspetta da noi suoi figli”.
All’Angelus domenica 10 agosto ha ricordato la drammatica situazione in Iraq (senza dimenticare il dramma di Gaza e le vittime del virus ebola), dove “migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale”. Ora “tutto questo offende gravemente Dio e offende gravemente l’umanità. Non si porta l’odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di Dio!” Per questo ha invitato tutti a fare silenzio e a pregare. Soffermandosi sul passo del Vangelo domenicale, Papa Francesco ha sottolineato che i discepoli sono “accomunati dall’esperienza della debolezza, del dubbio, della paura, della poca fede”. Infatti “quante volte anche a noi accade lo stesso… Senza Gesù, lontani da Gesù, ci sentiamo impauriti e inadeguati al punto tale da pensare di non potercela fare: manca la fede! Ma Gesù sempre è con noi, nascosto forse, ma presente e pronto a sostenerci”. Ed è questa “un’immagine efficace della Chiesa: una barca che deve affrontare le tempeste e talvolta sembra sul punto di essere travolta” dove ciò “che la salva non sono le qualità e il coraggio dei suoi uomini, ma la fede, che permette di camminare anche nel buio, in mezzo alle difficoltà. La fede ci dà la sicurezza della presenza di Gesù sempre accanto, della sua mano che ci afferra per sottrarci al pericolo. Tutti noi siamo su questa barca, e qui ci sentiamo al sicuro nonostante i nostri limiti e le nostre debolezze. Siamo al sicuro soprattutto quando sappiamo metterci in ginocchio e adorare Gesù: adorare Gesù, l’unico Signore della nostra vita”.
Gian Paolo Cassano

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