La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Essere parte della Chiesa “vuol dire essere uniti a Cristo.” Lo ha evidenziato il Papa nel corso dell’Udienza generale di mercoledì 19 giugno, invitando tutti i cristiani a impegnarsi per la comunione e l’unità.
Partendo dall’immagine della Chiesa come corpo, sviluppata da San Paolo nella 1 Corinzi, ha sottolineato che il corpo “ci richiama ad una realtà viva” e che questo ha un capo, “Gesù, che lo guida, lo nutre e lo sorregge”. Ora “se si separa il capo dal resto del corpo, l’intera persona non può sopravvivere. Così è nella Chiesa: dobbiamo rimanere legati in modo sempre più intenso a Gesù. Ma non solo questo: come in un corpo è importante che passi la linfa vitale perché viva, così dobbiamo permettere che Gesù operi in noi, che la sua Parola ci guidi, che la sua presenza eucaristica ci nutra, ci animi, che il suo amore dia forza al nostro amare il prossimo. E questo sempre, sempre, sempre!” Nella Chiesa, “c’è una varietà, una diversità di compiti e di funzioni; non c’è la piatta uniformità, ma la ricchezza dei doni che distribuisce lo Spirito Santo”. D’altro canto “c’è la comunione e l’unità: tutti sono in relazione gli uni con gli altri e tutti concorrono a formare un unico corpo vitale, profondamente legato a Cristo”. Per questo “essere parte della Chiesa vuol dire essere uniti a Cristo e ricevere da Lui la vita divina che ci fa vivere come cristiani, vuol dire rimanere uniti al Papa e ai vescovi che sono strumenti di unità e di comunione, e vuol dire anche imparare a superare personalismi e divisioni, a comprendersi maggiormente, ad armonizzare le varietà e le ricchezze di ciascuno”.
Di qui l’appello: “non andiamo sulla strada delle divisioni, delle lotte tra noi, no! Tutti uniti, tutti uniti con le nostre differenze, ma uniti, uniti sempre, che quella è la strada di Gesù! L’unità è superiore ai conflitti, l’unità è una grazia che dobbiamo chiedere al Signore perché ci liberi dalle tentazioni della divisione, delle lotte tra noi, degli egoismi, dalle chiacchiere.” Ricordando quanto danno arrechino “alla Chiesa le divisioni tra i cristiani” Papa Francesco ha messo l’accento sulle divisioni tra cattolici, “ma anche le divisioni tra le comunità” con l’impegno a “cercare di portare l’unità”.
Ha quindi pregato il Signore di aiutarci “a non far soffrire il Corpo della Chiesa” con i conflitti, le divisioni, gli egoismi, di poter “essere membra vive legate le une con le altre da un’unica forza, quella dell’amore, che lo Spirito Santo riversa nei nostri cuori”.
Domenica 23 giugno, all’Angelus, il Pontefice ha invitato ad avere il coraggio ad andare controcorrente: “E noi, non dobbiamo avere paura! Fra voi ci sono tanti giovani. A voi giovani dico: Non abbiate paura di andare controcorrente, quando ci vogliono rubare la speranza, quando ci propongono questi valori che sono avariati (…) questi valori ci fanno male. Dobbiamo andare controcorrente! E voi giovani, siate i primi: Andate controcorrente e abbiate questa fierezza di andare proprio controcorrente. Avanti, siate coraggiosi e andate controcorrente! E siate fieri di farlo!”
Ricordando l’esempio di San Giovanni Battista ha fatto memoria della “schiera immensa” di “uomini e le donne che hanno sacrificato la vita per rimanere fedeli a Gesù Cristo e al suo Vangelo (…) Oggi abbiamo più martiri che nei primi secoli”.
C’è anche un “martirio quotidiano” che non sempre passa per il sangue ma più spesso per quella “logica di Gesù”, la “logica del dono”, che fa compiere “il proprio dovere con amore”: è quello di tanti genitori che “ogni giorno mettono in pratica la loro fede offrendo concretamente la propria vita per il bene della famiglia” di tanti “sacerdoti, frati, suore svolgono con generosità il loro servizio per il regno di Dio! Quanti giovani rinunciano ai propri interessi per dedicarsi ai bambini, ai disabili, agli anziani… Anche questi sono martiri! Martiri quotidiani, martiri della quotidianità!”.
Di qui l’incoraggiamento ad essere “coraggiosi! E così, come noi non vogliamo mangiare un pasto andato a male, non portiamo con noi questi valori che sono avariati e che rovinano la vita e tolgono la speranza. Avanti!”.
Gian Paolo Cassano

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