La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
  
Il perdono in famiglia rende più “solida” la famiglia stessa “e meno crudele la società”; lo ha ribadito con forza il Pontefice nell’udienza generale di mercoledì 4 novembre, auspicando che il prossimo Giubileo insegni sempre più alle famiglie “a costruire strade concrete di riconciliazione”.
In mezzo all’aridità odierna di società che sono un deserto piuttosto esteso di malanimo, di visioni negative, ecco l’oasi di quelle famiglie che, insegnando il perdono al loro interno, lo esportano come un antidoto al di fuori, migliorando il vissuto degli altri.Esse sono “una grande palestra di allenamento al dono e al perdono reciproco, senza il quale nessun amore può durare a lungo”. Infatti “non si può vivere senza perdonarsi, o almeno non si può vivere bene, specialmente in famiglia. Ogni giorno ci facciamo dei torti l’uno con l’altro. Dobbiamo mettere in conto questi sbagli, dovuti alla nostra fragilità e al nostro egoismo. Quello che però ci viene chiesto è di guarire subito le ferite che ci facciamo, di ritessere immediatamente i fili che rompiamo nella famiglia. Se aspettiamo troppo, tutto diventa più difficile”.Non è difficile invece il “segreto” del sapersi perdonare perché si basa su una semplice parola di cinque lettere, che mamme, papà, figli, nonni possono imparare a scambiarsi quando serve, un semplice “scusa”. Così si “guariscono le ferite, il matrimonio si irrobustisce, e la famiglia diventa una casa sempre più solida, che resiste alle scosse delle nostre piccole e grandi cattiverie. E per questo non è necessario farsi un grande discorso, ma è sufficiente una carezza: una carezza ed è finito tutto e rincomincia.” Il perdono non è “un’esagerazione”, non è costituito da “belle parole” impossibili da “metterle in pratica”, perché “è proprio ricevendo il perdono da Dio che, a nostra volta, siamo capaci di perdono verso gli altri”. Così “la pratica del perdono non solo salva le famiglie dalla divisione, ma le rende capaci di aiutare la società ad essere meno cattiva e meno crudele. Sì, ogni gesto di perdono ripara la casa dalle crepe e rinsalda le sue mura”. Allora “le famiglie cristiane possono fare molto per la società di oggi, e anche per la Chiesa. Per questo desidero che nel Giubileo della Misericordia le famiglie riscoprano il tesoro del perdono reciproco. Preghiamo perché le famiglie siano sempre più capaci di vivere e di costruire strade concrete di riconciliazione, dove nessuno si senta abbandonato al peso dei suoi debiti”.
All’Angelus domenica 8  novembre ha fatto riferimento alla scandalo dei documenti trafugati in Vaticano e pubblicati in particolare in due libri appena usciti; rubarli è stato “un reato” ed “un fatto deplorevole che non aiuta”, ma questo non “distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti”.
Francesco ha poi commentato come sempre il Vangelo della domenica, quello della vedova povera avvertendo che “anche oggi esiste il rischio di assumere” gli atteggiamenti che Gesù deplora, “ad esempio, quando si separa la preghiera dalla giustizia, perché non si può rendere culto a Dio e causare danno ai poveri. O quando si dice di amare Dio, e invece si antepone a Lui la propria vanagloria, il proprio tornaconto”. I ricchi che gettano nel tesoro monete in quantità, ma per loro superflue, sono ben lontani dal “bell’esempio” di generosità della vedova, che “nella sua povertà ha compreso che, avendo Dio, ha tutto”. Anche a noi il Signore dice “che il metro di giudizio non è la quantità, ma la pienezza. C’è una differenza fra quantità e pienezza. Tu puoi avere tanti soldi, ma essere vuoto: non c’è pienezza nel tuo cuore. (…) Amare Dio ‘con tutto il cuore’ significa fidarsi di Lui, della sua provvidenza, e servirlo nei fratelli più poveri senza attenderci nulla in cambio”. Così incoraggia: “siamo chiamati a dare il tempo necessario, non solo quello che ci avanza; siamo chiamati a dare subito e senza riserve qualche nostro talento, non dopo averlo utilizzato per i nostri scopi personali o di gruppo”.
Gian Paolo Cassano

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