NESSUNO NE PARLA (O QUASI) news quasi sconosciute a cura di Gian Paolo Cassano

Un accordo di pace tra governo centrafricano e 14 gruppi armati è stato siglato (lo scorso 5 febbraio) nella tormentata repubblica centrafricana, nel corso di una serie di negoziati a Khartoum, in Sudan. Si tratta del sesto accordo di pace in cinque anni.
L’intesa prevede un progressivo disarmo dei ribelli e la cessazione delle ostilità. La Comunità di Sant’Egidio, che ha partecipato ai lavori di mediazione al fianco dell’Unione Africana, dell’ONU e dei governi della regione, esprime la speranza che si possa veramente porre fine alla violenza che, dallo scoppio della guerra civile (nel 2013), ha provocato almeno 400.000 morti, quasi 1 milione e 600.000 sfollati interni e più di 2 milioni e mezzo di rifugiati in altri Paesi, tra cui il Sudan., ha partecipato ai negoziati durati 14 giorni. “C’è una concreta speranza – afferma Mauro Garofalo, della Comunità di Sant’Egidio a Vatican news – che questa volta si tratti di un passo decisivo”.
Certo, lo scenario resta complesso, con i gruppi armati che controllano circa il 75% del territorio e con un esercito ancora molto debole. Grazie all’accordo, che ha coinvolto tutti i principali leader dei movimenti armati, “c’è un’effettiva volontà – sottolinea Garofalo – di procedere ad un progressivo disarmo”.
La Repubblica Centrafricana, pur essendo ricca di diamanti, oro, uranio e foreste, resta tra i Paesi più poveri del mondo. Il paese è un mosaico di etnie, per cui, accanto al problema delle risorse, c’è il nodo della cittadinanza, per ricomporre “la famiglia nazionale”.
Un’altra questione centrale riguarda la possibile amnistia per i miliziani, di cui non si parla nell’accordo: per questo “i meccanismi della giustizia – spiega Garofalo – internazionale sono già a lavoro e il presidente Touadéra non può concedere un’amnistia così, tout court”.
Il Papa, durante il viaggio apostolico in Centrafrica nel 2015 (che la gente ricorda con grandissima intensità) aveva definito Bangui la “capitale spirituale del mondo” e quella fu come “l’inizio di un processo di pace”, per rendere Bangui “la capitale di un Paese pacificato”.

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