LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO a cura di Gian Paolo Cassano

Come sempre, dal ritorno da un viaggio, il Papa ha dedicato l’udienza generale di mercoledì 27 novembre, a ripercorrere le tappe salienti del suo pellegrinare in Thailandia e in Giappone. Egli ha ricordato che la vita non è minacciata solo dalle armi atomiche, ma la grave minaccia nei luoghi più sviluppati è la perdita del senso dell’esistenza. “Per proteggere la vita bisogna amarla. (…) Le prime vittime del vuoto di senso di vivere sono i giovani, perciò un incontro a Tokyo è stato dedicato a loro. Ho ascoltato le loro domande e i loro sogni; li ho incoraggiati ad opporsi insieme ad ogni forma di bullismo, e a vincere la paura e la chiusura aprendosi all’amore di Dio, nella preghiera e nel servizio al prossimo.” “Proteggere la vita” è stato, infatti, il motto della sua visita in Giappone, un Paese che “porta impresse le piaghe del bombardamento atomico ed è per tutto il mondo portavoce del diritto fondamentale alla vita e alla pace”. Il Papa che ha fatto tappa ad Hiroshima e Nagasaki, dove ha ribadito la “ferma condanna delle armi nucleari e dell’ipocrisia di parlare di pace costruendo e vendendo ordigni bellici”. Qui ha incontrato i vescovi di una Chiesa molto piccola, ma portatrice del Vangelo di Gesù, oltre alle autorità e all’imperatore Naruhito, auspicando che il Giappone, “rimanendo fedele ai suoi valori religiosi e morali e aperto al messaggio evangelico”, possa essere “un paese trainante per un mondo più giusto e pacifico e per l’armonia fra uomo e ambiente”. In Thailandia, un antico Regno fortemente modernizzato e prima tappa del suo viaggio, Papa Francesco ha incontrato il Re, il primo ministro e le altre autorità, e ha voluto rendere omaggio alla “ricca tradizione spirituale e culturale del popolo Thai”, il popolo del “bel sorriso”. Qui ha “incoraggiato l’impegno per l’armonia tra le diverse componenti della nazione, come pure perché lo sviluppo economico possa andare a beneficio di tutti e siano sanate le piaghe dello sfruttamento, specialmente delle donne e dei minori. La religione buddista è parte integrante della storia e della vita di questo popolo, perciò mi sono recato in visita al Patriarca Supremo dei buddisti, proseguendo sulla strada della reciproca stima iniziata dai miei Predecessori, perché crescano nel mondo la compassione e la fraternità”. Ha poi espresso la sua vicinanza e la sua preghiera per il popolo albanese, che sta soffrendo in questi giorni a causa del terremoto e ha richiamato anche la beatificazione (sabato 23 novembre in Brasile) del sacerdote Donizetti Tavares de Lima, coraggioso difensore dei poveri, auspicando che si faccia propria la sua testimonianza, con la coerenza delle scelte della vita ispirate al Vangelo. Ha quindi annunciato la sua visita domenica 30 novembre a Greccio “per pregare nel posto del primo Presepio che ha fatto San Francesco d’Assisi e per inviare a tutto il popolo credente una lettera per capire il significato del presepio.”
Domenica 1 dicembre, all’Angelus, ha rivolto un forte invito a non seguire quelle strade di egoismo che provocano guerre e conflitti. L’Avvento è “il tempo propizio” per accogliere Cristo, messaggero di pace che indica le vie di Dio. Per questo occorre vegliare: ciò “non significa avere materialmente gli occhi aperti, ma avere il cuore libero e rivolto nella direzione giusta, cioè disposto al dono e al servizio.” Bisogna allora svegliarsi dal sonno dell’indifferenza, della vanità, dell’incapacità di instaurare rapporti genuinamente umani, “di farsi carico del fratello solo, abbandonato o malato. L’attesa di Gesù che viene si deve tradurre, dunque, in un impegno di vigilanza” che significa prima di tutto “meravigliarsi” dinanzi alle sorprese di Dio, dare a Lui “il primato” lasciandosi interpellare dalle necessità del prossimo, imparando ad “anticipare, come fa sempre Dio con noi”. La liturgia in Avvento ci ricorda che il Signore viene ogni giorno nella nostra vita e che ritornerà, invitandoci a “guardare con fiducia al futuro” (come fa il profeta Isaia). E’ una “visione meravigliosa” che spinge ad avere “un atteggiamento di pellegrinaggio”, di cammino verso Cristo, “senso e fine di tutta la storia”. Così “quanti hanno fame e sete di giustizia, la possono trovare soltanto percorrendo le vie del Signore; mentre il male e il peccato provengono dal fatto che gli individui e i gruppi sociali preferiscono seguire strade dettate da interessi egoistici, che provocano conflitti e guerre.”

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