La Parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

I figli sono un dono che Dio fa a una famiglia e al mondo, ma una famiglia e una società che non li sappia accogliere sono avare e depresse. È quanto ha ribadito il Papa all’udienza generale di mercoledì 11 febbraio. E’ “la gioia dei figli” che “fa palpitare i cuori dei genitori e riapre il futuro. I figli sono la gioia della famiglia e della società. Non sono un problema di biologia riproduttiva, né uno dei tanti modi di realizzarsi. E tanto meno sono un possesso dei genitori.… No, no. I figli sono un dono, sono un regalo. Capito? I figli sono un dono”. Un figlio è un dono non perché è bello, “perché la pensa come me”, perché “incarna i miei desideri”: un figlio lo si ama da subito e questa “vita generata da noi (…) è destinata a lui, al suo bene”, a quello della “famiglia, della società, dell’umanità intera”. E’ una bellezza che spesso non viene capita, perché “oggi sembra più difficile per i figli immaginare il loro futuro.” Dovremmo “imparare il buon rapporto fra le generazioni dal nostro Padre celeste, che lascia libero ciascuno di noi ma non ci lascia mai soli. E se sbagliamo, Lui continua a seguirci con pazienza senza diminuire il suo amore per noi”. Nella paternità di Dio comprendiamo anche la sacralità del rapporto genitori-figli; non per niente il quarto comandamento è “posto subito dopo i tre che riguardano Dio”, ad indicare quel “qualcosa di divino” che “sta alla radice di ogni altro genere di rispetto tra gli uomini”. Per questo “una società di figli che non onorano i genitori è una società senza onore; quando non si onorano i genitori si perde il proprio onore! È una società destinata a riempirsi di giovani aridi e avidi. Però, anche una società avara di generazioni, che non ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un peso, un rischio, è una società depressa”. Ognuno di noi “pensi e risponda” al fatto che l’Europa ha un tasso di natalità che “non arriva all’1%”; così “se una famiglia generosa di figli viene guardata come se fosse un peso, c’è qualcosa che non va! La generazione dei figli dev’essere responsabile (…) ma avere più figli non può diventare automaticamente una scelta irresponsabile. Non avere figli è una scelta egoistica. La vita ringiovanisce e acquista energie moltiplicandosi: si arricchisce, non si impoverisce!”. e poi inviati tutti alla preghiera: “quelli che hanno figli pensino a loro, e tutti pensiamo ai nostri genitori. Il Signore benedica i nostri genitori e benedica i vostri figli”.
Sabato 14 febbraio nel Concistoro per i nuovi 20 cardinali e nell’Eucaristia celebrata con loro domenica 15 in San Pietro il Papa ha ricordato che quella cardinalizia non è una dignità “decorativa”, perché chi vi è chiamato deve avere una sola “parola-guida”: la carità.
All’Angelus domenica ha chiesto di “eliminare ogni tipo di emarginazione sociale” di “non avere paura di guardare un povero negli occhi”. Ora “Cristo non si pone a distanza di sicurezza e non agisce per delega”. Egli non viene a “tenere una lezione” sul dolore e neanche “ad eliminare dal mondo la sofferenza e la morte; viene piuttosto a prendere su di sé il peso della nostra condizione umana, a portarla fino in fondo, per liberarci in modo radicale e definitivo. Così Cristo combatte i mali e le sofferenze del mondo: facendosene carico e vincendoli con la forza della misericordia di Dio”. Nella guarigione del lebbroso Gesù manifesta la sua compassione che è un “patire-con-l’altro”, superando l’emarginazione che costringeva il lebbroso a stare fuori dalla “comunità civile e religiosa. Era come un morto ambulante”. Ora se vogliamo essere veri discepoli di Gesù, dobbiamo superare ogni tipo di emarginazione “di fronte a un povero o a un malato, non dobbiamo avere paura di guardarlo negli occhi e di avvicinarci con tenerezza e compassione, e di toccarlo e di abbracciarlo.” Poi a tutti ha chiesto: “voi, quando aiutate gli altri, li guardate negli occhi? Li accogliete senza paura di toccarli? Li accogliete con tenerezza? Pensate a questo: come aiutate, a distanza o con tenerezza, con vicinanza?” E poi l’invito a ricordarci dei Sacramenti perché tutti possiamo essere risanati dal peccato: “questo avviene ogni volta che riceviamo con fede un Sacramento: il Signore Gesù ci ‘tocca’ e ci dona la sua grazia”, come nel “Sacramento della Riconciliazione, che ci guarisce dalla lebbra del peccato”. Ma c’è un certezza che “se il male è contagioso, lo è anche il bene. Pertanto, bisogna che abbondi in noi, sempre più, il bene. Lasciamoci contagiare dal bene e contagiamo il bene!”
Gian Paolo Cassano

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