LA BELLEZZA NELLA PAROLA a cura di gpc

“Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme. (…) Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. (…) Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.” Mt. 2, 1.9.11)

Sorprende per una sua particolarità l’Adorazione dei Magi di Lorenzo Monaco, al secolo Piero di Giovanni (1370 circa – 1425) circa), monaco, pittore e miniatore, uno degli ultimi esponenti dello stile giottesco prima della rivoluzione stilistica del Rinascimento. L’opera (1420-22), conservata agli Uffizi di Firenze, è concepita in maniera originale, come un’unica grande rappresentazione ed è spesso indicata come il capolavoro di Lorenzo. Ora, se si osservano bene i Magi, ci sono due uomini ed una donna ! La scena si volge attorno alla capanna costruita come un palazzetto con un cortile a arcate (dove stanno il bue e l’asinello, simbolo di ebrei e pagani che assistono all’evento), dalla prospettiva antinaturalistica, dove Maria (avvolta in un manto blu notte con fodera dorata, su cui si trovano le tre stelle simbolo di verginità) e Giuseppe offrono il Bambino Gesù all’omaggio dei misteriosi personaggi venuti dell’Oriente e che rappresentano le tre età della vita, rappresentati con ricchi abiti (secondo il gusto del ‘400). Essi, deposte a terra le loro corone, offrono i propri doni (oro, incenso e mirra). Il più giovane in centro è una ragazza, a suggerirci una narrazione diversa, dove la donna ha il suo posto. In un racconto patriarcale, questo dipinto mette alla pari uomini e donne. Davanti a lui l’adulto mentre sta piegandosi in omaggio a Colui che è nato, mentre il più anziano, calvo, è inginocchiato. Segue tutto il loro corteo, in un paesaggio di rocce spigolose (derivate da Giotto), sulle quali si erge uno spinoso castello; al centro, avviene l’annuncio ai pastori ad opera di un altro angelo luminoso, dipinto sapientemente in monocromo per dare l’effetto notturno.

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