LA BELLEZZA NELLA PAROLA a cura di gpc

“Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.” (Mt. 28,19)
In questa domenica (riprendendo il ciclo del tempo ordinario) la Liturgia ci invita a contemplare Dio, comunione di amore, S.S. Trinità. Ci aiuta El Greco con un’opera singolare dipinta per l’abbazia di S. Domigo de Silos nel 1577 ed ora al Prado di Madrid.
Utilizza infatti l’iconografia della deposizione; è il Padre (in abiti pontificali, con una mitria bianca, allusiva al sacerdozio antico), in questo caso, e non Maria, la madre di Gesù, che sostiene il Figlio morto appena deposto dalla croce. L’ampio utilizzo del giallo nelle sue diverse tonalità colloca la scena nella sfera del divino. Non siamo più sul Calvario, ma in Paradiso, nel momento in cui il Padre, alla presenza dello Spirito Santo (sotto forma di colomba), sembra quasi riprendersi quel Figlio che Lui aveva donato all’umanità mediante il mistero dell’Incarnazione.
Da notare il colore bianco della colomba che echeggia quello del copricapo del Padre, quasi che lo Spirito comunicasse il pensiero di Dio a Cristo e di Gesù a Dio, come pure le tenere espressioni di partecipato dolore dei sei angeli che circondano la scena centrale.
El Greco, usando una formula iconografica tipica dell’Occidente cristiano, presenta la vita delle tre Persone divine non come una realtà lontana dall’esperienza umana, ma attraverso l’atto di obbedienza del Figlio alla volontà del Padre. Il pathos del Figlio morto coinvolge emotivamente il Padre, mentre il movimento dello Spirito esprime la comunione dei due, il dinamismo dell’amore che riporta Cristo in vita.
“Non si pensa al Padre senza il Figlio, non si concepisce il Figlio senza lo Spirito Santo.” (S. Gregorio di Nissa)

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