“In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi sé stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».” (Lc 23,35-43)

La solennità di Cristo Re ci porta a considerare come la regalità di Cristo si evidenzi nella croce che è il trono su cui regna. La scena della crocifissione è colta da Jan Van Eyck, uno dei più grandi pittori fiamminghi rappresentante del periodo conosciuto come Rinascimento Fiammingo.
Ci soffermiamo su questa tavoletta (56,5 x 19,7 cm.), dall’anomalo formato alto e stretto (che fa coppia col “Giudizio Universale”), databile al 1426 ed ora conservata al Metropolitan Museum of Art di New York. Si possono distinguere tre sezioni: in basso le donne piangenti, tra cui Maria crollata sul terreno roccioso, la seconda mostra una folla, a piedi e a cavallo, intorno alle croci di Cristo e dei ladroni, che svettano contro il cielo nuvoloso (terza sezione). Sullo sfondo si spalanca un paesaggio a perdita d’occhio, con una catena montuosa innevata, a significare come tutto il mondo sia lì attorno alla croce. I soldati ed i personaggi, raffigurati in costume contemporaneo a Van Eyck (come i turbanti e i mantelli bordati di pelliccia) è animata e caratterizzata, con i riflessi di luce che baluginano sugli oggetti metallici.
C’è poi, una fitta iscrizione che corre lungo la cornice, riferendosi al sacrificio di Gesù per l’umanità. Si noti la presenza del commento (è una novità, dando all’opera un carattere colto), insieme alla scelta di riportare in ben tre lingue – ebraico, greco, latino – la scritta sopra la croce.
Van Eyck raggiunge così uno straordinario grado di naturalismo, nella raffigurazione dei cavalli, ma anche del corpo nudo del Salvatore, senza precedenti proprio per la sua verosimiglianza. La scena è al contempo unitaria e movimentata e proprio tale atmosfera vivace, così come il piccolo formato, l’avvicinano alla miniatura.
