La bellezza nella Parola

“In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». (…) Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».” (Lc 21,5-9.19)

Siamo in quella sezione del Vangelo lucano chiamata anche “discorso escatologico”, in cui il Signore richiama la distruzione del Secondo Tempio a Gerusalemme da parte delle truppe dell’imperatore Tito nel 70 d.C., debellando la ribellione del popolo ebraico contro il dominio romano.

La distruzione del Tempio è rappresentata dall’artista francese Nicolas Poussin (dipinta nel 1637 ora nel Kunsthistorisches Museum di Vienna), una delle opere più significative dell’arte europea del XVII secolo, riflettendo il clima politico e culturale dell’epoca.  Un quadro simile (dipinto nel 1626) è conservato nel Museo di Israele a Gerusalemme.

E’ una tela di grandi dimensioni (1,98 metri di larghezza per 1,47 metri di altezza) in uno stile caratterizzato dalla composizione classica e dal senso di caos e di grande movimento con il tempio come punto focale, circondato da soldati e civili in varie pose, tutti contribuendo alla narrazione generale.
In quest’opera barocca è posta in rilievo la drammaticità della situazione. In primo piano la battaglia finale delle truppe romane. Sulla destra l’esercito (con le insegne imperiali) guidato da Tito (futuro imperatore), riconoscibile nel cavaliere sul cavallo bianco, mentre sulla sinistra si sviluppa la cruenta battaglia con morti (cadaveri, teste mozzate, prigionieri) con l’incendio del tempio, sia quello in primo piano che quello più in fondo in preda alla distruzione (si vede il fuoco ed il fumo salire) ed il saccheggio. Al riguardo si vede sul lato sinistro un soldato intento a portare via il candelabro a sette braccia. L’effetto della devastazione è caratterizzato anche dall’uso della luce, per cui i soldati vittoriosi sono più in luce rispetto all’elemento caotico della battaglia e della distruzione.