“In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui»”. (Gv 3,13-17)

Domenica 14 settembre (come accade ogni volta cade di domenica) su celebra la festa dell’Esaltazione della S. Croce (comune sia in Occidente che in Oriente); esaltazione, cioè innalzamento, ostensione che sottolinea la centralità della Croce nella vita cristiana.
Guardiamo alla grande tela a soffitto di Giambattista Tiepolo per la distrutta chiesa delle Cappuccine a Venezia, ora conservata alle Gallerie dell’Accademia (dove è custodito anche un bozzetto). La festa (e così qui nel dipinto) è collegata la scoperta della Vera Croce da parte di Elena, madre dell’imperatore Costantino, avvenuta nel 320 a Gerusalemme. Nel tondo sono individuabili due parti, una inferiore, terrestre ed una superiore celeste, in un audace impianto spaziale: il potente scorcio dal basso permette ai gruppi di figure di risaltare sul fondo luminoso del cielo, come se fossero issati su piedistalli. La santa è rappresentata nell’atto di compiere un gesto trionfante davanti alla croce, fulcro di tutta la composizione, circondata da una schiera di astanti che assistono all’episodio miracoloso.
Tiepolo immortala la scena con il suo caratteristico stile drammatico, in una composizione dinamica in cui i nostri occhi sono immediatamente attratti verso l’alto dove alcuni Angeli si librano nel cielo, portando trionfalmente la croce, incensata da uno di essi, immersi in un bagliore celestiale. Al di sotto, la scena si anima in un tripudio di attività, dove le figure si accalcano, riflettendo un misto di stupore, riverenza ed eccitazione. Magistrale è l’uso di luci e ombre da parte di Tiepolo per creare profondità e movimento, guidando il nostro sguardo attraverso la tela. L’energia della scena è poi ulteriormente accentuata dalla tavolozza di colori dell’artista dove i rossi ed i blu intensi contrastano con gli ori scintillanti, creando un senso di grandiosità terrena e divina al tempo stesso. L’impianto spaziale della scena è di grande audacia: il potente scorcio dal basso permette ai singoli gruppi di figure di risaltare sul fondo luminoso del cielo, come se fossero issati su piedistalli.