Pensieri di Pace

C’è una vigorosa denuncia contro la corsa al riarmo in atto nel mondo nel messaggio di Leone XIV per la 59° Giornata mondiale della pace che si tiene il 1 gennaio 2026. Il tema (“La pace sia con tutti voi. Verso una pace disarmata e disarmante”) richiama il primo saluto con cui il Pontefice si è presentato l’8 gennaio 2025 al termine del conclave. Infatti le spese militari sono aumentate nel 2024 del 9,4%, raggiungendo la cifra di 2.718 miliardi di dollari, ovvero il 2,5% del PIL mondiale. “Oggi alle nuove sfide pare si voglia rispondere, oltre che con l’enorme sforzo economico per il riarmo, con un riallineamento delle politiche educative”, denunciando le “campagne di comunicazione e programmi educativi, in scuole e università, così come nei media, che diffondono la percezione di minacce e trasmettono una nozione meramente armata di difesa e di sicurezza”.  Siamo in un mondo dove il rapporto tra i popoli è basato su paura e dominio. Leone XIV dice noi a quella logica “contrappositiva” che va “molto al di là del principio di legittima difesa” e sul piano politico alimenta la “destabilizzazione planetaria” che va assumendo ogni giorno maggiore drammaticità e imprevedibilità. “Non a caso, i ripetuti appelli a incrementare le spese militari e le scelte che ne conseguono sono presentati da molti governanti con la giustificazione della pericolosità altrui”. Ci sono “enormi concentrazioni di interessi economici e finanziari privati che vanno sospingendo gli Stati” nella preparazione e nella conduzione delle guerre. Egli (come già faceva il Concilio con la Gaudium et spes) mette in guardia dal rischio dell’uso delle più moderne armi scientifiche per compiere delitti e prendere atroci decisioni, scongiurando “i governanti e i supremi comandanti militari” a considerare il grande “peso della loro responsabilità”, anche a fronte anche al crescente “avanzamento tecnologico e l’applicazione in ambito militare delle intelligenze artificiali abbiano radicalizzato la tragicità dei conflitti armati”. In un tempo in cui si benedice il nazionalismo e si giustifica “religiosamente la violenza e la lotta armata”, invita i credenti a “smentire attivamente, anzitutto con la vita, queste forme di blasfemia che oscurano il Nome Santo di Dio.”

Occorre poi “coltivare la preghiera, la spiritualità, il dialogo ecumenico e interreligioso come vie di pace e linguaggi dell’incontro fra tradizioni e culture” e, mediante “una creatività pastorale attenta e generativa”, far vedere “che la pace non è un’utopia”. Infatti “quando trattiamo la pace come un ideale lontano”, finiamo per “non considerare scandaloso che la si possa negare e che persino si faccia la guerra per raggiungere la pace”.

C’è poi la via “disarmante” della diplomazia e della mediazione, ”del diritto internazionale (…), in un contesto che richiederebbe non la delegittimazione, ma piuttosto il rafforzamento delle istituzioni sovranazionali”, perché i responsabili politici “considerino a fondo il problema della ricomposizione pacifica dei rapporti tra le comunità politiche su piano mondiale: ricomposizione fondata sulla mutua fiducia, sulla sincerità nelle trattative, sulla fedeltà agli impegni assunti”.

E’ molto chiaro quando scrive che la forza dissuasiva della potenza, e, in particolare, la deterrenza nucleare, incarnano l’irrazionalità di un rapporto tra popoli basato non sul diritto, sulla giustizia e sulla fiducia, ma sulla paura e sul dominio della forza.”

Per questo è importante il dialogo, che significa non distruggere i “ponti”, ma piuttosto privilegiare “la via dell’ascolto” e, per quanto possibile, “dell’incontro con le ragioni altrui”. Sant’Agostino diceva che “chi ama veramente la pace ama anche i nemici della pace”. Di qui l’appello ai cristiani perché, “memori delle tragedie di cui troppe volte si sono resi complici”, si facciano “profeticamente testimoni” della pace di Cristo risorto che “è disarmata, perché disarmata fu la sua lotta, entro precise circostanze storiche, politiche, sociali”. Occorre “unire gli sforzi per contribuire a vicenda a una pace disarmante, una pace che nasce dall’apertura e dall’umiltà evangelica”. La pace esiste, vuole abitarci, ha il mite potere di illuminare e allargare l’intelligenza, resiste alla violenza e la vince. La pace ha il respiro dell’eterno: mentre al male si grida “basta”, alla pace si sussurra “per sempre”.