All’udienza generale, mercoledì 5 novembre 2025, il Papa, nella catechesi, ha parlato della Pasqua come speranza nella vita quotidiana. Non è un evento di un passato lontano, “ormai sedimentato nella tradizione”, ma (come insegna la Chiesa) “si attualizza nella domenica di Pasqua e ogni giorno nella celebrazione eucaristica,” realizzandosi in pienezza la promessa del Signore di restare sempre con noi. Il mistero pasquale è così “il cardine della vita del cristiano, attorno a cui ruotano tutti gli altri eventi”, per cui ogni giorno è Pasqua. In ogni situazione (dal dolore alla gioia, dalla sofferenza allo stupore, dalla tristezza alla serenità) il cuore cerca una felicità profonda. “L’essere umano (scrive la grande filosofa e santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein) anela sempre ad avere di nuovo in dono l’essere, per poter attingere ciò che l’attimo gli dà e al tempo stesso gli toglie” (Essere finito ed Essere eterno. Per una elevazione al senso dell’essere, Roma 1998, 387); dunque “siamo immersi nel limite” ma al contempo tendiamo “a superarlo”.
Per questo l’annuncio pasquale è il “Vangelo” per eccellenza, “la notizia più bella, gioiosa e sconvolgente che sia mai risuonata nel corso della storia”, perché “attesta la vittoria dell’amore sul peccato e della vita sulla morte, e per questo è l’unica in grado di saziare la domanda di senso che inquieta la nostra mente e il nostro cuore”. L’essere umano tende all’infinito e all’eterno che “contrasta con l’esperienza della morte, anticipata dalle sofferenze, dalle perdite, dai fallimenti.” S. Francesco ricorda che dalla morte “nullu homo vivente po skampare” (cfr Cantico di frate sole).
Tutto cambia di fronte al sepolcro vuoto nella mattina di Pasqua, per cui ogni giorno, Gesù sarà il Vivente: “Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre” (Ap 1,17-18).
“In Lui noi abbiamo la sicurezza di poter trovare sempre la stella polare verso cui indirizzare la nostra vita di apparente caos, segnata da fatti che spesso ci appaiono confusi, inaccettabili, incomprensibili: il male, nelle sue molteplici sfaccettature, la sofferenza, la morte (…). Meditando il mistero della Risurrezione, troviamo risposta alla nostra sete di significato.”
Davanti alla nostra umanità fragile, Così “l’annuncio pasquale si fa cura e guarigione, alimenta la speranza di fronte alle sfide” della vita e “la Via Crucis si trasfigura in Via Lucis.” E’ bello “assaporare e meditare la gioia dopo il dolore”, perché “la Pasqua non elimina la croce, ma la vince nel duello prodigioso che ha cambiato la storia umana. Anche il nostro tempo, segnato da tante croci, invoca l’alba della speranza pasquale. La Risurrezione di Cristo non è un’idea, una teoria, ma l’Avvenimento che sta a fondamento della fede.
I credenti, allora, possono essere “testimoni” di Cristo Risorto “anche dove la storia umana non vede luce all’orizzonte”, perché “la speranza pasquale non delude.” Di qui l’invito a credere “nella Pasqua attraverso il cammino quotidiano” per “rivoluzionare la nostra vita, essere trasformati per trasformare il mondo con la forza mite e coraggiosa della speranza cristiana.”
Chiediamoci:
- Guarda alla Pasqua non come un evento lontano?
- Colgo la sua attualizzazione ogni giorno nella celebrazione eucaristica?
- Vivo la Pasqua di Gesù come il cardine della mia vita di cristiano?
- Posso dire nella mia vita che ogni giorno è Pasqua?
- Colgo l’annuncio pasquale come il Vangelo per eccellenza?
- Comprendo che la Pasqua è l’unica in grado di saziare la domanda di senso che inquieta la nostra mente e il nostro cuore?
- Mi affido al risorto, la stella polare verso cui indirizzare la mia vita?
- Vedo come l’annuncio pasquale si faccia cura e guarigione, alimentando la speranza di fronte alle sfide?
- Capisco che la Risurrezione di Cristo sia l’Avvenimento che sta a fondamento della fede?
- Credo nella Pasqua nel mio cammino quotidiano?
- Sento di poter trasformare il mondo con la forza mite e coraggiosa della speranza cristiana?
