La parola di Papa Leone

All’udienza generale di mercoledì 15 ottobre 2025 il Papa, nella catechesi, ha indicato “Gesù morto e risorto” come Colui che si fa “compagno” di “viaggio” nel “faticoso, doloroso, misterioso” cammino della vita. Dopo aver ripercorso la vita di Gesù, ha iniziato l’ultima parte del ciclo giubilare “Gesù Cristo nostra speranza” riflettendo sulla “risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale” parlando del “Risorto, fonte viva della speranza umana”.

Quanti accadimenti, colmi di sfumature e di vissuti differenti (tristi o appagati, stressati, gratificati o demotivati), scandiscono la nostra vita! Da una parte desideriamo essere felici, pur nella difficoltà ad “esserlo in modo continuativo e senza ombre”. Sperimentiamo il nostro limite insieme all’insopprimibile “spinta a tentare di superarlo. Sentiamo nel profondo che ci manca sempre qualcosa,” perché siamo creati per la pienezza (non la mancanza), “per gioire della vita e della vita in abbondanza” (cfr. Gv 10,10). La risposta al desiderio profondo del cuore umano non sta nei ruoli, nel potere, nell’avere, “ma nella certezza che c’è qualcuno che si fa garante di questo slancio costitutivo della nostra umanità; nella consapevolezza che questa attesa non sarà delusa o vanificata.” Questa è la speranza, che non è l’ottimismo, che spesso “ci delude, vede implodere le nostre attese”, mentre “la speranza promette e mantiene”.

E’ il Risorto “la garanzia di questo approdo! È Lui la fonte che soddisfa la nostra arsura, l’infinita sete di pienezza che lo Spirito Santo infonde nel nostro cuore. La risurrezione di Cristo, infatti, non è un semplice accadimento della storia umana, ma l’evento che l’ha trasformata dall’interno.” A spiegazione il Papa ha indicato l’immagine della fonte d’acqua (senza di cu non si può vivere) che disseta, rinfresca, irrora, “rende fertile e vivo ciò che altrimenti resterebbe arido”, come “un dono gratuito per la natura, per le creature, per gli esseri umani”.

Così “il Risorto è la fonte viva che non inaridisce e non subisce alterazioni. Resta sempre pura e pronta per chiunque abbia sete. E tanto più gustiamo il mistero di Dio, tanto più ne siamo attratti, senza mai restare completamente saziati.” Così si esprime Sant’Agostino nel celebre Inno alla bellezza: “effondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace.” (Confessioni, X, 27, 38). Gesù, risorgendo, “ci ha assicurato una permanente fonte di vita: Egli è il Vivente (cfr Ap 1,18), l’amante della vita, il vittorioso su ogni morte”, che può “offrirci ristoro nel cammino terreno e assicurarci la quiete perfetta nell’eternità.”

Cristo “si fa nostro compagno” quando ci chiediamo quale sia il punto di arrivo, il senso dell’esistenza o il riscatto della sofferenza degli innocenti, è al nostro fianco nel “viaggio spesso faticoso, doloroso, misterioso” della vita, perché “solo Lui può riempire la nostra borraccia vuota, quando la sete si fa insopportabile”. Il Signore “è anche il punto di arrivo del nostro andare. Senza il suo amore, il viaggio della vita diventerebbe un errare senza meta, un tragico errore con una destinazione mancata.” Nella nostra fragilità, segnata dalla fatica del peccato “che ci fa cadere, rinunciare, disperare”, risorgere vuol dire “rialzarsi e mettersi in piedi.” Il Risorto “ci conduce a casa, dove siamo attesi, amati, salvati,” sperimentando “di essere sorretti nonostante tutto, dissetati e rinfrancati nelle prove e nelle fatiche che, come pietre pesanti, minacciano di bloccare o deviare la nostra storia.” Di qui l’invito a pregustare nella speranza “una quiete profonda e gioiosa: quella pace che Lui solo ci potrà donare alla fine, senza fine.”

Chiediamoci:

  • Lascio che il mistero di Cristo sprigioni la sua luce di salvezza, con le sue domande e le sue sfide?
  • Leggo nella mia vita il contrasto tra il desiderio di essere felici ed il nostro limite?
  • Capisco che la risposta al desiderio profondo del cuore sta nella speranza che non delude?
  • Intuisco che ciò non significa pensare in modo ottimistico che può deludere, al contrario della speranza?
  • Vedo nel Risorto la fonte che soddisfa la sete di pienezza che lo Spirito infonde in noi?
  • Comprendo che più si gusta il mistero di Dio, tanto più se ne è attratti?
  • C’è davvero un punto di arrivo per noi?
  • Ha senso la nostra esistenza?
  • E la sofferenza di tanti innocenti, come potrà essere riscattata?
  • Cerco di pregustare nella speranza laquiete profonda e gioiosa, la pace che Lui solo ci può donare?