Mercoledì 10 settembre 2025, all’udienza generale, il Papa ha parlato dell’esperienza di Gesù crocifisso. Al vertice della sua vita, sulla in croce, “Gesù non muore in silenzio. Non si spegne lentamente, come una luce che si consuma, ma lascia la vita con un grido”. E’ un particolare prezioso, da contemplare con l’intelligenza della fede. Un grido di dolore, abbandono, fede, offerta di una vita che si consegna.
Nella lacerante domanda (“Dio mio, Dio mio, perché mi ha abbandonato?“) c’è lo strazio dell’abisso, non estraneo al Figlio dell’Uomo, ma c’è soprattutto donazione totale, “sincerità, verità portata al limite, fiducia che resiste anche quando tutto tace,” una messa a nudo fisica e interiore in cui emerge non tanto la crisi di fede ma “un amore che si dona sino in fondo”. Il creato partecipa quel dolore (il cielo si oscura, il velo del tempio si squarcia), perché il volto “è ora pienamente visibile nel Crocifisso. È lì, in quell’uomo straziato, che si manifesta l’amore più grande. È lì che possiamo riconoscere un Dio che non resta distante, ma attraversa fino in fondo il nostro dolore.” E’ ciò che capisce il centurione, in una professione di fede: “davvero quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,39), “frutto di un grido che non si è disperso nel vento, ma ha toccato un cuore.”
Così anche per noi, “quando il cuore è pieno, grida; non tanto come segno di debolezza, ma come un atto profondo di umanità.” Un grido non come “qualcosa di scomposto, da reprimere,” ma “che può essere invocazione, protesta, desiderio, consegna,” una “forma estrema della preghiera, quando non ci restano più parole.” Qui c’è tutto l’amore, tutta la speranza di Gesù. Si grida perché qualcuno possa ascoltare, “non per disperazione, ma per desiderio. Gesù non ha gridato contro il Padre, ma verso di Lui. Anche nel silenzio, era convinto che il Padre era lì. E così ci ha mostrato che la nostra speranza può gridare, persino quando tutto sembra perduto.”
Così gridare diventa un gesto spirituale, non solo “il primo atto della nostra nascita”, ma “anche un modo per restare vivi”; vuol dire “che ci siamo, che non vogliamo spegnerci nel silenzio, che abbiamo ancora qualcosa da offrire.” Così Gesù “ci insegna a non avere paura del grido”, se è “sincero, umile, orientato al Padre (…) Un grido non è mai inutile, se nasce dall’amore. E non è mai ignorato, se è consegnato a Dio. È una via per non cedere al cinismo, per continuare a credere che un altro mondo è possibile.”
Di qui l’invito ad imparare dal Signore “il grido della speranza quando giunge l’ora della prova estrema. Non per ferire, ma per affidarci. Non per urlare contro qualcuno, ma per aprire il cuore. Se il nostro grido sarà vero, potrà essere la soglia di una nuova luce, di una nuova nascita”. Come per Gesù: se manifesta la fiducia e la libertà dei figli di Dio, “unita alla voce di Cristo, può diventare sorgente di speranza per noi e per chi ci sta accanto.”
Al termine ho poi rivolto due messaggi di pace. Il primo dedicato ai piccoli che soffrono a causa dei conflitti in tutto il mondo, specialmente in Ucraina e a Gaza, ricordando la Giornata Nazionale dei Bambini Polacchi Vittime della Guerra, che “commemora simbolicamente le loro sofferenze e il loro contributo alla ricostruzione della Polonia dopo la Seconda Guerra Mondiale”. Il secondo, ai pellegrini provenienti dalla Terra Santa sconvolta dalla violenza, con l’invito “a trasformare il vostro grido nei momenti di prova e tribolazione in una preghiera fiduciosa” rivolta a Dio.
Chiediamoci:
- Contemplo, con l’intelligenza della fede, il grido di dolore di Gesù sulla croce?
- Fisso i miei occhi su Gesù nel suo abbandono di fede, in un’offerta di vita che si consegna?
- In Gesù crocifisso riconosco Dio che non resta distante, ma attraversa fino in fondo il nostro dolore?
- Imito il centurione in una professione di fede?
- Riconosco in quel grido una forma estrema della preghiera, quando non ci restano più parole?
- Voglio vivere la speranza che può gridare, persino quando tutto sembra perduto?
- Imparo da Gesù a non aver paura del grido se è sincero, umile, orientato al Padre?
- Continuo a credere che un altro mondo sia possibile?
- Prego per la pace e per le vittime innocenti, come i bambini di tutte le guerre?