“In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.” (Lc 16,1-8)

A commento della parabola evangelica mi riferisco all’opera di Marinus van Reymerswaele, pittore olandese del XVI secolo, amante dei dettagli curiosi e bizzarri. Nel cartiglio appeso sotto la finestra, esplicita quanto ha raffigurato sulla tavola del 1540, ora a Vienna (Kunsthistorisches Museum), scrivendo l’abbreviazione del testo latino del Vangelo secondo Luca: «Lucas XVI. Redde rationem vilicationis tuae; iam enim non poteris vilicare» («Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare»).
La scena è occupata quasi interamente da due personaggi: l’uomo ricco, seduto, con una preziosa veste rossa ed un vistoso cappello verde, collana ed anello al dito ed il suo amministratore, in piedi, convocato perché non tornano i conti della gestione del patrimonio.
In un ambiente strapieno di ricevute, di contratti, di carte di debito quasi debordanti nella fascia superiore, spicca il cenno della mano con cui il padrone indica il tavolo mentre con la sinistra chiede al dipendente ragione del suo operato. A questo gesto, l’artista contrappone quelli dell’amministratore che con la sinistra indica il cielo e, con la destra e lo sguardo, fa capire che cosa ha deciso di fare dopo aver valutato di non saper zappare e di vergognarsi di elemosinare. Infatti, nella scena in secondo piano, oltre la finestra, è raffigurata la soluzione: come farsi degli amici che l’accolgano in casa. L’amministratore sta condonando i debiti dei creditori del padrone secondo la parabola. Van Reymerswale dipinge proprio il primo creditore intento a riscrivere il suo debito e il secondo nel momento in cui riceve il foglio da correggere. Gesù loda l’amministratore che si comporta in maniera disonesta verso il suo padrone, ma l’intenzione non è quella di lodare la disonestà, ma di esortare a imitarne la determinazione con cui agisce, per assicurarsi l’avvenire.