“Beato chi non ha perduto la sua speranza” (cfr. Sir 14,2): è questo il tema per la V Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, che ben si inserisce nel contesto del Giubileo della Speranza, invitandoci a riconoscere negli anziani non solo destinatari di attenzione pastorale, ma testimoni di speranza e protagonisti attivi della vita ecclesiale. La loro esperienza di vita e di fede è un patrimonio prezioso, capace di arricchire le nuove generazioni e di rafforzare il tessuto comunitario. La Giornata, istituita nel 2021, si sta consolidando come una tradizione che educa le nostre comunità a mettere sempre più al centro gli anziani, non in modo straordinario o occasionale, ma in maniera ordinaria e strutturale. È una pedagogia che ci insegna a riconoscere il loro ruolo insostituibile come custodi della memoria, testimoni della fede e maestri di vita. Si celebra domenica prossima 27 luglio, quarta domenica di luglio, in prossimità della memoria liturgica dei santi Gioacchino ed Anna, i “nonni” di Gesù.
Nel Messaggio per la V Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani Leone XIV chiede alle chiese sul territorio e alle istituzioni ecclesiali di iniziare una “rivoluzione della cura”, andando a trovare e prendendosi cura degli anziani, chiamati a loro volta a “testimoniare la speranza”. E’ una “rivoluzione della gratitudine e della cura, da realizzare facendo visita frequentemente agli anziani” che deve vedere protagonista ogni parrocchia, ogni associazione, ogni gruppo ecclesiale.
E’ un pellegrinaggio giubilare (con annessa Indulgenza) quello di chi si reca “a rendere visita per un congruo tempo agli anziani in solitudine, quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro”, liberandoci “dall’indifferenza e dalla solitudine.”
E’ la logica di Dioopposta alla marginalizzazione e alla dimenticanza di cui gli anziani sono spesso vittime nelle nostre società. Si pensi a quanti anziani nella Bibbia (Abramo e Sara, Zaccaria ed Elisabetta, Nicodemo, Mosé) il Signore “coinvolge nei suoi disegni di salvezza”, perché “ai suoi occhi la vecchiaia è un tempo di benedizione e di grazia e gli anziani, per Lui, sono i primi testimoni di speranza”. Di questa speranza possono beneficiare proprio le giovani generazioni per costruire sulla roccia la casa del loro futuro. Gli anziani però non sono solo destinatari dell’amore e della cura, perché nessuna frazione della vita umana è esentata dal compito di amare. Diceva papa Francesco, l’Angelus del 16 marzo, durante il suo ultimo ricovero in ospedale che “tutti, sempre, possiamo amare e pregare”. E’ l’invito a perseverare fiduciosi nel Signore: “lodiamo sempre Dio per la sua benevolenza, coltiviamo l’unità con i nostri cari, allarghiamo il nostro cuore a chi è più lontano e, in particolare, a chi vive nel bisogno. Saremo segni di speranza, ad ogni età.”
