LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO a cura di Gian Paolo Cassano

Sospese le udienze generali per tutto il mese di luglio il Papa domenica 4 luglio è stato ricoverato al Policlinico Gemelli, dove è stato operato al colon.
Domenica 11 luglio, affacciato al balcone del 10° piano del Gemelli ha espresso la sua contentezza di poter “mantenere l’appuntamento domenicale” con i fedeli, ringraziando tutti per gli auguri ricevuti per la sua salute. Commentando il Vangelo domenicale, il Papa si è riferito all’olio con cui i discepoli ungevano i malati, come immagine del sacramento dell’Unzione dei malati, olio che è anche “l’ascolto, la vicinanza, la premura, la tenerezza di chi si prende cura della persona malata, lenendo così il suo dolore.” Un’unzione della vicinanza e della tenerezza di cui “tutti abbiamo bisogno prima o poi” e che “possiamo donarla a qualcun altro, con una visita, una telefonata, una mano tesa a chi ha bisogno di aiuto. Ricordiamo che, nel protocollo del Giudizio Finale, una delle cose che ci domanderanno sarà la vicinanza agli ammalati.”
Si è poi riferito all’esperienza da lui vissuta come ammalato, in cui ha “sperimentato ancora una volta quanto sia importante un buon servizio sanitario, accessibile a tutti, come c’è in Italia e in altri Paesi. Un servizio sanitario gratuito che assicuri un buon servizio accessibile a tutti. Non bisogna perdere questo bene prezioso. Bisogna mantenerlo! E per questo occorre impegnarsi tutti, perché serve a tutti e chiede il contributo di tutti. Anche nella Chiesa succede a volte che qualche istituzione sanitaria, per una non buona gestione, non va bene economicamente, e il primo pensiero che ci viene è venderla. Ma la tua vocazione è in Chiesa: non è avere dei quattrini, è fare il servizio, e il servizio sempre è gratuito. Non dimenticatevi: salvare le istituzioni gratuite.” Dal Papa un pensiero grato ed un incoraggiamento è andato ai medici e agli operatori sanitari affidandoli a Maria, Salute degli infermi. Ha poi invitato a pregare per i bambini che soffrono, accompagnandoli con la preghiera e per tutti i malati: “nessuno sia lasciato solo, ognuno possa ricevere l’unzione dell’ascolto, della vicinanza, della tenerezza, e della cura”.
Domenica 18 luglio, il Pontefice è tornato ad affacciarsi, all’Angelus, dalla finestra su Piazza San Pietro dopo il rientro in Vaticano, mercoledì 14 luglio, mettendo in guardia dal cadere nella frenesia del fare. Nel Vangelo domenicale Gesù, si preoccupa della stanchezza dei suoi Apostoli e li mette in guardia da un pericolo che “è sempre in agguato anche per noi”, cioè la “trappola dell’attivismo”, dell’efficientismo, dove la cosa più importante sono i risultati e il sentirci protagonisti assoluti. Ciò tante volte “accade anche nella Chiesa: siamo indaffarati, corriamo, pensiamo che tutto dipenda da noi e, alla fine, rischiamo di trascurare Gesù e torneremo sempre noi al centro. Per questo Egli invita i suoi a riposare un po’ in disparte, con Lui. Non è solo riposo fisico, è anche riposo del cuore. Perché non basta ‘staccare la spina’, occorre riposare davvero”, ritornando “al cuore delle cose: fermarsi, stare in silenzio, pregare, per non passare dalle corse del lavoro alle corse delle ferie.” Gesù non si sottraeva, infatti, ai bisogni della folla ma prima di ogni cosa, ogni giorno, si ritirava in preghiera. Di fronte alla gente che lo cerca però commosso, riprende a insegnare. Non è una contraddizione, perché “solo il cuore che non si fa rapire dalla fretta è capace di commuoversi” e lo “stile di Dio” è “vicinanza, compassione e tenerezza”.
Per questo il Papa ha rilevato che “la compassione nasce dalla contemplazione. Se impariamo a riposare davvero, diventiamo capaci di compassione vera; se coltiviamo uno sguardo contemplativo, porteremo avanti le nostre attività senza l’atteggiamento rapace di chi vuole possedere e consumare tutto; se restiamo in contatto con il Signore e non anestetizziamo la parte più profonda di noi, le cose da fare non avranno il potere di toglierci il fiato e di divorarci. Abbiamo bisogno (….) di una ‘ecologia del cuore’, che si compone di riposo, contemplazione e compassione. Approfittiamo del tempo estivo per questo!” Occorre fermare “la corsa frenetica che detta le nostre agende,” imparare “a spegnere il telefonino” per dialogare con il Signore e non lasciarsi prendere da sé stessi e dalle cose da fare ma accorgersi delle ferite degli altri, sullo stile di Maria “che ha coltivato il silenzio, la preghiera e la contemplazione,” muovendosi infatti, sempre, a tenera compassione per i suoi figli.

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