LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO a cura di Gian Paolo Cassano

Mercoledì 29 gennaio, all’Udienza generale, il Papa ha inaugurato un ciclo di catechesi sulle Beatitudini, spiegando come Gesù insegni una “nuova” legge, quella dell’essere poveri, miti, misericordiosi. Così ha ripercorso il Vangelo di Matteo dove il Discorso della montagna pronunciato da Gesù ha “illuminato” la vita dei credenti e anche di “tanti” non credenti, parole che contengono la “carta d’identità” del cristiano, la “nostra”, delineando il “volto” di Gesù e il suo “stile” di vita. Il “monte” rimanda al Sinai, dove Dio diede a Mosè i Comandamenti, ma questa volta l’ambientazione non è quella di una “terribile tempesta”, perché si respira la “dolce forza” della Buona Notizia. “Gesù inizia a insegnare una nuova legge: essere poveri, essere miti, essere misericordiosi… Questi ‘nuovi comandamenti’ sono molto più che delle norme. Infatti, Gesù non impone niente, ma svela la via della felicità – la sua via – ripetendo otto volte la parola beati”. Ogni Beatitudine si compone di tre parti: dapprima c’è la parola “beati”; poi la situazione in cui essi si trovano, come “la povertà di spirito, l’afflizione, la fame e la sete della giustizia”; infine c’è il “motivo” della beatitudine, introdotto dalla congiunzione “perché”. “Beati questi perché ,….. Così sono le otto Beatitudini e sarebbe bello impararle a memoria per ripeterle, per avere proprio nella mente e nel cuore questa legge che ci ha dato Gesù. (…) il motivo della beatitudine non è la situazione attuale, (…) ma la nuova condizione che i beati ricevono in dono da Dio: perché di essi è il regno dei cieli, perché saranno consolati, perché erediteranno la terra….”. Per quanto riguarda il “motivo” della felicità, Gesù usa spesso un futuro passivo: “saranno consolati”, “riceveranno in eredità la terra”, “saranno saziati”, “saranno perdonati”, “saranno chiamati figli di Dio”. Ora beato “non indica uno che ha la pancia piena o se la passa bene, ma è una persona che è in una condizione di grazia, che progredisce nella grazia di Dio e che progredisce sulla strada di Dio.” Le Beatitudini portano “sempre” alla gioia, sono la “strada” che conduce ad essa. Di qui l’invito a rileggerle nel Vangelo “per capire questa strada tanto bella, tanto sicura della felicità che il Signore ci propone.”
All’Angelus domenica 2 febbraio, nella festa della Presentazione del Signore, Francesco ha ricordato che il mondo ha bisogno di cristiani che camminino per le strade della vita portando a tutti la parola di Gesù. Nella Giornata della vita consacrata, il pensiero è andato ai consacrati e consacrate che fanno “tanto lavoro”, spesso “di nascosto”. Il Papa ha invitato a lasciarsi “coinvolgere” da Gesù, “dono di Dio per noi”, per muoversi al servizio verso i fratelli, secondo la propria vocazione alla “missione evangelizzatrice” di annunciare Gesù. Ha così ripercorso il vangelo della Presentazione al Tempio che “pone alla nostra attenzione l’esempio di alcuni personaggi. Essi sono colti nel momento in cui fanno esperienza dell’incontro con il Signore nel luogo in cui Egli si fa presente e vicino all’uomo. Si tratta di Maria e Giuseppe, Simeone e Anna, che rappresentano modelli di accoglienza e di donazione della propria vita.” Erano diversi tra loro, ma “tutti cercavano Dio e si lasciavano guidare dal Signore”, in un atteggiamento di movimento e di stupore. Essi ci mostrano che la vita cristiana richiede “dinamismo” e “disponibilità” a camminare, appunto “lasciandosi guidare dallo Spirito Santo”. Infatti “l’immobilismo non si addice alla testimonianza cristiana e alla missione della Chiesa. Il mondo ha bisogno di cristiani che si lasciano smuovere, che non si stancano di camminare per le strade della vita, per recare a tutti la consolante parola di Gesù. Ogni battezzato ha ricevuto la vocazione all’annuncio – annunciare qualcosa, annunciare Gesù -, la vocazione alla missione evangelizzatrice: annunciare Gesù! Le parrocchie e le diverse comunità ecclesiali sono chiamate a favorire l’impegno di giovani, famiglie e anziani, affinché tutti possano fare un’esperienza cristiana, vivendo da protagonisti la vita e la missione della Chiesa.”
Maria e Giuseppe si stupiscono delle cose che vengono dette di Gesù, come con stupore reagisce il vecchio Simeone, “che nel Bambino Gesù vede con i suoi occhi la salvezza operata da Dio in favore del suo popolo”, quella salvezza che “aspettava da anni”. Lo stesso vale per Anna, perché si mette anch’ella a lodare Dio. E’ una “santa chiacchierona”, nel senso che “chiacchierava di cose buone”, non di “cose brutte”, cioè “annunciava” Gesù. “Queste figure di credenti sono avvolte dallo stupore, perché si sono lasciate catturare e coinvolgere dagli avvenimenti che accadevano sotto i loro occhi. La capacità di stupirsi delle cose che ci circondano favorisce l’esperienza religiosa e rende fecondo l’incontro con il Signore. Al contrario, l’incapacità di stupirci rende indifferenti e allarga le distanze tra il cammino di fede e la vita di ogni giorno.”

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