La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

All’Udienza generale di mercoledì 9 agosto il Pontefice ha parlato della misericordia divina e della Chiesa chiamata ad essere “un ospedale da campo e un luogo di guarigione, di ‎misericordia e di perdono e di essere la fonte di speranza per tutti i sofferenti, i ‎disperati, i poveri, i peccatori, e gli scartati”. Francesco si è riferito al brano evangelico della donna peccatrice che si si china sui suoi piedi (e che viene perdonata per i suoi peccati) nella casa di Simone il fariseo, suscitando grande scandalo tra i presenti. “Fin dagli inizi del suo ministero di Galilea, Egli avvicina i lebbrosi, gli indemoniati, tutti i malati e gli emarginati. Un comportamento del genere non era per nulla abituale, tant’è vero che questa simpatia di Gesù per gli esclusi, gli ‘intoccabili’, sarà una delle cose che più sconcerteranno i suoi contemporanei. Laddove c’è una persona che soffre, Gesù se ne fa carico, e quella sofferenza diventa sua. Gesù non predica che la condizione di pena dev’essere sopportata con eroismo, alla maniera dei filosofi stoici. Gesù condivide il dolore umano, e quando lo incrocia, dal suo intimo prorompe quell’atteggiamento che caratterizza il cristianesimo: la misericordia”. È per questo che “spalanca le braccia ai peccatori”. Oggi capita che molte gente perduri “in una vita sbagliata perché non trova nessuno disponibile a guardarlo o guardarla in modo diverso, con gli occhi, meglio, con il cuore di Dio, cioè guardarli con speranza. Gesù invece vede una possibilità di risurrezione anche in chi ha accumulato tante scelte sbagliate. Gesù sempre è lì, con il cuore aperto; spalanca quella misericordia che ha nel cuore; perdona, abbraccia, capisce, si avvicina: così è Gesù!”. Che tristezza per quanti non provano misericordia, soprattutto se si tratta di “cattolici che si credono perfetti e disprezzano gli altri”. La misericordia non è “un amore facile, a poco prezzo”, ricordandoci “quanto siamo costati all’amore di Dio. Ognuno di noi è costato abbastanza: la vita di Gesù! Lui l’avrebbe data anche solo per uno di noi”. Il Figlio di Dio vuole la liberazione totale, definitiva del cuore dell’uomo: “così i peccatori sono perdonati.” Non è solo un rasserenamento a livello psicologico, ma Gesù “offre alle persone che hanno sbagliato la speranza di una vita nuova.” Per questo “ci fa bene pensare che Dio non ha scelto come primo impasto per formare la sua Chiesa le persone che non sbagliavano mai. La Chiesa è un popolo di peccatori che sperimentano la misericordia e il perdono di Dio. Pietro ha capito più verità di sé stesso al canto del gallo, piuttosto che dai suoi slanci di generosità, che gli gonfiavano il petto, facendolo sentire superiore agli altri”. Siamo tutti “poveri peccatori bisognosi della misericordia di Dio che ha la forza di trasformarci e ridarci speranza, e questo ogni giorno.”
All’Angelus domenica 13 agosto ha ricordato che “la garanzia contro il naufragio è la fede in Cristo”, che “non è una scappatoia dai problemi della vita, ma sostiene nel cammino e gli dà un senso”. Francesco commentando il brano di Matteo in cui Gesù cammina sulle acque ha affermato che questa è una pagina che “ci fa riflettere sulla nostra fede, sia come singoli, sia come comunità ecclesiale “. Ora la barca è la vita di ognuno di noi come pure la vita della Chiesa alle prese con difficoltà e prove. Nell’invocazione di Pietro: «Signore, salvami!» possiamo cogliere il “nostro desiderio di sentire la vicinanza del Signore, ma anche la paura e l’angoscia che accompagnano i momenti più duri della vita nostra e delle nostre comunità, segnata da fragilità interne e da difficoltà esterne”. Anche a noi può capitare come a Pietro, a cui “non è bastata la parola sicura di Gesù”, quando “non ci si aggrappa alla parola del Signore ma, per avere più sicurezza, si consultano oroscopi e cartomanti”; allora “si comincia ad andare a fondo”. La fede in Dio non significa avere una vita facile e tranquilla, perché “la fede ci dà la sicurezza di una Presenza, quella presenza di Gesù, che ci spinge a superare le bufere esistenziali, la certezza di una mano che ci afferra per aiutarci ad affrontare le difficoltà, indicandoci la strada anche quando è buio”. Nella barca possiamo vedere l’immagine della Chiesa di tutti i tempi: “ciò che la salva non sono il coraggio e le qualità dei suoi uomini: la garanzia contro il naufragio è la fede in Cristo e nella sua parola, questa è la garanzia.” Su questa barca siamo al sicuro, nonostante le nostre miserie e debolezze, specialmente quando in ginocchio diciamo al Signore: “davvero tu sei il Figlio di Dio!”. Che bello dire a Gesù questa parola!
Gian Paolo Cassano

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