La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano

Continuando la catechesi sulla preghiera, mercoledì 19 ottobre il Papa si è soffermato sul Salmo 136 – 135 (secondo la numerazione greco-latina) il “Grande Hallel”, che ripercorre le “tappe più importanti della storia della salvezza, fino a giungere al mistero pasquale in cui l’azione salvifica di Dio arriva al suo culmine”.
Celebra la misericordia del Signore “nelle molteplici, ripetute manifestazioni della sua bontà”. Anche noi dovremmo ricordarci “della bontà del Signore. La memoria diventa forza della speranza. La memoria ci dice: Dio c’è, Dio è buono, eterna è la sua misericordia. E così la memoria apre, anche nell’oscurità di un giorno, di un tempo, la strada verso il futuro: è luce e stella che ci guida”.
Il salmo ci fa cogliere, come motivo unificante, l’amore eterno di Dio che si riveste di fedeltà, misericordia, bontà, grazia, tenerezza che si manifesta innanzitutto. La prima manifestazione di questo amore, indicata nel Salmo, è la creazione: infatti “il mondo creato non è un semplice scenario su cui si inserisce l’agire salvifico di Dio, ma è l’inizio stesso di quell’agire meraviglioso. Con la creazione, il Signore si manifesta in tutta la sua bontà e bellezza, si compromette con la vita, rivelando una volontà di bene da cui scaturisce ogni altro agire di salvezza”.
Il Salmo ripercorre poi il grande evento dell’esodo di Israele con l’immagine del Mar Rosso diviso in due e, nello snodarsi delle “grandi meraviglie” si giunge al “dono della terra, un dono che il popolo deve ricevere senza mai impossessarsene, vivendo continuamente in un atteggiamento di accoglienza riconoscente e grata”.
Domenica 23 ottobre, celebrando in San Pietro l’Eucaristia, nella quale ha canonizzato mons. Guido Maria Conforti, don Luigi Guanella e suor Bonifacia Rodríguez de Castro, Benedetto XVI li ha presentati come modelli da imitare nella più grande legge del Vangelo. Ora la santità non ha una forma uguale per tutti, ma quelle mille che l’amore di Dio suggerisce a un cuore capace di amare gli altri. E’ l’amore pieno e totale a Dio, quello di cui sono capaci i Santi; così “l’esigenza principale per ognuno di noi è che Dio sia presente nella nostra vita. Egli deve, come dice la Scrittura, penetrare tutti gli strati del nostro essere e riempirli completamente: il cuore deve sapere di Lui e lasciarsi toccare da Lui; e così anche l’anima, le energie del nostro volere e decidere, come pure l’intelligenza e il pensiero”.
Don Luigi Guanella (fondatore della Congregazione dei Servi della Carità e dell’Istituto delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza) è stato un monumento di generosità verso il prossimo, “compagno e maestro – ha detto il Papa – conforto e sollievo dei più poveri e dei più deboli”. Credette con “coraggio e determinazione” a quel “grande comandamento” dell’amore. “Nella sua testimonianza, così carica di umanità e di attenzione agli ultimi, riconosciamo un segno luminoso della presenza e dell’azione benefica di Dio (…) Questo nuovo Santo della carità sia per tutti, in particolare per i membri delle Congregazioni da lui fondate, modello di profonda e feconda sintesi tra contemplazione e azione, così come egli stesso l’ha vissuta e messa in atto”.
Mons. Guido Maria Conforti (arcivescovo e fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio per le missioni estere) fondò a soli 30 anni una famiglia religiosa e a 37 anni fu vescovo di Ravenna e poi di Parma (sua città di origine), quasi una sorta di enfant prodige del servizio al Vangelo.
“In ogni circostanza – ha aggiunto il Papa – anche nelle sconfitte più mortificanti, seppe riconoscere il disegno di Dio, che lo guidava ad edificare il suo Regno soprattutto nella rinuncia a sé stesso e nell’accettazione quotidiana della sua volontà, con un abbandono confidente sempre più pieno (…) San Guido Maria Conforti tenne fisso il suo sguardo interiore sulla Croce, che dolcemente lo attirava a sé; nel contemplarla (…) scorgeva l’’urgente’ desiderio, nascosto nel cuore di ogni uomo, di ricevere e di accogliere l’annuncio dell’unico amore che salva”.
Luminosa è anche la storia di suor Bonifacia Rodríguez de Castro, spagnola di Salamanca, fondatrice della Congregazione delle Serve di San Giuseppe. Una semplice artigiana all’esterno con il fuoco di Dio dentro, che sceglie di portare Cristo tra i telai e le macchine da cucire, tra donne che potrebbero essere vittime di sfruttamento e che con lei e le suore dell’Istituto che fonda, trovano invece lavoro, sicurezza e fede. “Si presenta a noi come un modello perfetto nel quale risuona il lavoro di Dio, un’eco che chiama le sue figlie, le Suore di San Giuseppe e tutti noi, ad accettare la sua testimonianza con la gioia dello Spirito Santo, senza la paura della delusione, diffondendo ovunque la buona novella del Regno dei Cieli”.
All’Angelus ha affidato poi all’intercessione della Vergine “la Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo” ad Assisi.
Gian Paolo Cassano

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