NESSUNO NE PARLA (O QUASI) news quasi sconosciute a cura di Gian Paolo Cassano

In Algeria centinaia di persone sono scese in piazza negli scorsi giorni nella capitale Algeri e nella regione di Cabilia per ricordare le proteste popolari del 5 ottobre 1988 contro il rischio di una virata dittatoriale e opporsi al referendum costituzionale indetto dal presidente Tebboune e previsto per il 1 novembre. Infatti la riforma costituzionale mantiene la struttura di potere sostanzialmente intatta che controlla l’economia, le risorse ed anche il modo in cui queste vengono prodotte. Nella riforma si limitano a due mandati la carica di presidente e di vicepresidente, oltre ad una serie di nuove aggiunte riguardo i diritti sulla libertà di stampa e i diritti delle donne, che vengono rafforzati. Negli ultimi mesi però le autorità hanno arrestato diversi giornalisti e diversi attivisti spesso con accuse molto vaghe; per questo si ritengono solo modifiche simboliche, nonostante il presidente abbia sottolineato come l’Algeria stia cambiando e rispecchi la fisionomia di uno Stato democratico Le manifestazioni sono state promosse dal movimento Hirak, nato nel febbraio 2019, che aveva sospeso ogni evento pubblico a metà marzo dello scorso anno a causa del coronavirus. Sebbene le manifestazioni siano ancora vietate per contenere la diffusione del virus, circa 500 persone (come riferisce Vatican news) hanno cercato di raggiungere il centro della capitale e sono state fermate dalle forze dell’ordine, che hanno bloccato le strade di accesso alla città e sgombrato gli attivisti. “Le manifestazioni che sono avvenute negli ultimi giorni – ha detto a Vatican News Federico Borsari, analista dell’Ispi per il Medio Oriente e Nord Africa – rispecchiano la varietà di anime all’interno del movimento di protesta, che si è sviluppato a partire dalla primavera del 2019”. Inizialmente le proteste erano molto centrate sulla questione del sistema politico, attualmente i motivi che hanno spinto alle proteste di questi giorni riguardano soprattutto l’ambito locale e le questioni della crisi economica, della mancanza di opportunità, della disoccupazione, soprattutto tra i giovani.

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