LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO a cura di Gian Paolo Cassano

Domenica 24 marzo, terza di Quaresima, all’Angelus, il Pontefice commentando il vangelo domenicale di Luca si è soffermato sulla misericordia di Dio e sull’urgenza della conversione dell’uomo. Ora tutto può essere ricondotto ai nostri giorni: “il padrone raffigura Dio Padre e il vignaiolo è immagine di Gesù, mentre il fico è simbolo dell’umanità indifferente e arida”.
Infatti “il fico che il padrone della parabola vuole estirpare rappresenta una esistenza sterile, incapace di donare, incapace di fare il bene. È simbolo di colui che vive per sé stesso, sazio e tranquillo, adagiato nelle proprie comodità, incapace di volgere lo sguardo e il cuore a quanti sono accanto a lui e si trovano in condizione di sofferenza, in condizione di povertà, di disagio.”
E’ possibile paragonare il comportamento del vignaiolo alla “misericordia di Dio, che lascia a noi un tempo per la conversione”. Dio pazienta “e ci offre la possibilità di cambiare e di fare progressi sulla strada del bene”, anche se appare chiara “l’urgenza della conversione”. Di qui l’invito a vivere l’oggi, senza illudersi di avere un tempo infinito per abbracciare la fede, senza rimandare sempre le scelte fondamentali. “Noi possiamo pensare in questa Quaresima: cosa devo fare io per avvicinarmi di più al Signore, per convertirmi, per tagliare quelle cose che non vanno?” Ognuno deve pensare non domani (sarò vivo ?), ma “oggi: cosa devo fare davanti a questa misericordia di Dio che mi aspetta e che sempre perdona. Cosa devo fare? Noi possiamo fare grande affidamento sulla misericordia di Dio, ma senza abusarne. Non dobbiamo giustificare la pigrizia spirituale, ma accrescere il nostro impegno a corrispondere prontamente a questa misericordia con sincerità di cuore.” In Quaresima ogni fedele deve sentirsi interpellato dalla chiamata alla conversione, “correggendo qualcosa nella propria vita, nel proprio modo di pensare, di agire e di vivere le relazioni con il prossimo”, imitando “la pazienza di Dio che ha fiducia nella capacità di tutti di potersi ‘rialzare’ e riprendere il cammino”.

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