La parola di Papa Leone

Il tema delle guarigioni di Gesù come segno di speranza, focalizzato nell’episodio della donna emorroissa e della figlia di Giairo, è stato il tema della catechesi (per il ciclo “Gesù nostra speranza”) all’udienza generale di mercoledì 25 giugno 2025, ultima prima della pausa estiva del mese di luglio.

Il Papa ha parlato della fatica di vivere come di una malattia molto diffusa oggi per cui la realtà sembra “pesante, difficile da affrontare”, portando ad addormentarsi nell’illusione che al risveglio le cose siano diverse, mentre alte volte è il giudizio deli altri a bloccarci: “ma la realtà va affrontata, e insieme con Gesù possiamo farlo bene.” Situazioni che trovano riscontro nel Vangelo di Marco, dove le storie di due donne si intrecciano, quella di una ragazza di dodici anni, che sta per morire, e quella di una donna, che ha perdite di sangue e cerca Gesù per poter guarire (cfr Mc 5,21-43). C’è poi il padre della ragazza che non rimane in casa, ma esce e chiede aiuto e, seppure sia il capo della sinagoga, non avanza pretese. “E quando vengono a dirgli che sua figlia è morta ed è inutile disturbare il Maestro, lui continua ad avere fede e a sperare”.

La donna emorroissa riesce ad avvicinarsi a Gesù toccandone il mantello, convinta di poter essere guarita. E’ una decisione coraggiosa che “cambia la sua vita: tutti continuavano a dirle di rimanere a distanza, di non farsi vedere.” Così anche noi “possiamo essere vittime del giudizio degli altri, che pretendono di metterci addosso un abito che non è il nostro”, stando male, non riuscendo a venirne fuori.

E’ la via della salvezza, germogliando “in lei la fede che Gesù può guarirla: allora trova la forza di uscire e di andare a cercarlo.” Tante persone toccavano Gesù, in quella folla, ma solo lei viene guarita. Commenta S. Agostino, a nome di Gesù: «La folla mi si accalca intorno, ma la fede mi tocca» (Discorso 243, 2, 2). Così “ogni volta che facciamo un atto di fede indirizzato a Gesù, si stabilisce un contatto con Lui e immediatamente esce da Lui la sua grazia. A volte noi non ce ne accorgiamo, ma in modo segreto e reale la grazia ci raggiunge e da dentro pian piano trasforma la vita.”

Infatti si può accostarsi a Gesù “in modo superficiale, senza credere veramente nella sua potenza,” avendo il cuore altrove! La donna, silenziosa, vincendo le sue paure, tocca il cuore di Gesù sentendosi subito guarita. Gesù le dice: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace» (Mc 5,34).

Nel frattempo, di fronte alla notizia della morte della bambina, il padre risponde all’invito di Gesù ad avere fede e, giunto all’abitazione, entra nella sua camera, la prende per mano e le dice: «Talità kum», “Fanciulla, alzati!”  La ragazza si alza e cammina. “Quel gesto di Gesù ci mostra che Lui non solo guarisce da ogni malattia, ma risveglia anche dalla morte. Per Dio, che è Vita eterna, la morte del corpo è come un sonno. La morte vera è quella dell’anima: di questa dobbiamo avere paura!”

E’ bello poi vedere la vicinanza concreta di Gesù nell’invito ai genitori di darle da mangiare. Ma possiamo intenderlo anche in senso più profondo chiedendoci se sappiamo nutrirci del Vangelo per offrire il nutrimento spirituale ai nostri figli. Di qui l’invito ad imparare da quella donna e da quel padre ad andare da Gesù: “Lui può guarirci, può farci rinascere. Gesù è la nostra speranza!”

Chiediamoci:

  • Di fronte alla realtà, a volte difficile da affrontare, so affrontare la realtà co Gesù?
  • Continua ad aver fede e sperare nelle prove della vita, come il padre del vangelo?
  • So imitare il coraggio dell’emorroissa, sfidando il giudizio degli altri?
  • Trovo la forza di uscire e di andare a cercare Gesù?
  • So fare atti di fede indirizzati a Gesù, perché la sua grazia ci raggiunga e da dentro trasformi la vita?
  • Capisco che la morte vera, di cui aver paura, è quella dell’anima?
  • Quando i nostri ragazzi sono in crisi e hanno bisogno di un nutrimento spirituale, sappiamo darglielo?
  • E come possiamo se noi stessi non ci nutriamo del Vangelo?