La bellezza nella Parola

“In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».” (Mc 7, 31-37)

L’episodio evangelico che Marco ci propone ci fa contemplare Gesù nel momento in cui sta facendo uscire un uomo dalla sua incapacità a comunicare e che il card. Martini riprese per la sua Lettera pastorale (dedicata alla comunicazione nel 1990. S. Ambrogio chiama questo episodio e la sua ripetizione nel rito battesimale – “il mistero dell’apertura”: “Cristo ha celebrato questo mistero nel Vangelo, come leggiamo, quando guarì il sordomuto” (I misteri, I, 3).

Lo colgo nell’opera del pittore, disegnatore ed incisore olandese Bartholomeus Breenbergh del XVII secolo, le cui realizzazioni sono segnate dai suoi dieci anni trascorsi in Italia. Si ispira alla luce e all’atmosfera italiana, contribuendo a portare la tradizione del paesaggio nei Paesi Bassi, riflettendo il fascino di artisti del nord Europa con paesaggi italiani piuttosto che con la topografia locale.

L’olio su tavola, del 1635, (conservato a Parigi, al Museo del Louvre) mostra Gesù che guarisce un sordo muto, sullo sfondo una rovina ispirata alla villa di Mecenate a Tivoli.

La scena sembra rappresentata in un teatro, con la sua ampia evocazione, con sullo sfondo antiche rovine romane.

Gesù non è posto al centro, ma molto più lontano sulla tela, più piccolo. Per questo, per guidare lo sguardo del visitatore, Breenbergh gioca con la luce che viene a irradiare Il Signore (con l’abito bianco, luminoso) ed il piccolo gruppo. In realtà il pittore olandese non dipinge il miracolo, ma le persone che assistono al miracolo. C’è poi, sulla sinistra, una famiglia si allontana e uno storpio cerca di unirsi al gruppo. Non solo simbolicamente, il messaggio di guarigione fisica e spirituale è rivolto non solo al piccolo gruppo a destra, ma riguarda tutti.