La bellezza nella Parola

“In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna».” (Gv 3,14-16)

Il colloquio di Gesù con Nicodemo, riportatoci da Giovanni, è l’incontro con un uomo sincero un fariseo, un membro del Sinedrio, alla ricerca della Verità, che stima Gesù e che ritroveremo con Giuseppe d’Arimatea per la sepoltura del maestro.

E’ l’incontro che vediamo raffigurato in questa tela di Crijn Hendricksz Volmarijn, un pittore olandese del XVII secolo, seguace di Caravaggio. Il tutto avviene su uno sfondo buio, all’interno di uno studio avvolto nell’oscurità, perché è “la notte della mente e del cuore di chi fa resistenza a lasciarsi illuminare dalla luce di Cristo e dalla sua Rivelazione” (Anna Carotenuto).  Gesù (con i classici colori iconografici) e Nicodemo (con un vistoso turbante), illuminati dalla luce di due candele, sono seduti ad un tavolo, su cui è adagiato il libro aperto della Sacra Scrittura.  Il buio della notte (tipico in Giovanni), indica il dubbio in Nicodemo, mentre il capo inclinato dice come egli abbia già intuito qualcosa del Signore. Gesù è quel Maestro che Nicodemo aveva in Lui riconosciuto (“Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio” – Gv 3,2) che spiega al suo colto interlocutore il vero significato delle Scritture: è Lui il Messia da tutti atteso! Citando l’episodio del serpente innalzato da Mosè nel deserto, Gesù rivela la sua Pasqua e il compimento della salvezza di Dio per gli uomini.

Possiamo fermare la nostra attenzione sulla gestualità dei due personaggi: Gesù da vero maestro sta elencando qualcosa, mentre l’anziano Nicodemo, curiosamente, ha tra le mani degli occhiali (segno di erudizione), che a quell’epoca non erano conosciuti. E’ un anacronismo, utilizzato anche da altri artisti, perché vengono assunti come simbolo: come il presbite vede bene da lontano e non da vicino, così Nicodemo conosceva bene l’Antica Alleanza ma non scorgeva, nel suo interlocutore, la Nuova Alleanza che stava iniziando proprio lì, davanti a lui. Chi incontra Cristo trova la Luce Vera che infrange la notte e ci fa ‘vedere’ tutte le sfumature di cui la nostra realtà è composta.