La bellezza nella Parola

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo, Giovanni e li condusse soli, in disparte, sopra un alto monte. E fu trasfigurato in loro presenza; le sue vesti divennero sfolgoranti, candidissime, di un tal candore che nessun lavandaio sulla terra può dare.  E apparve loro Elia con Mosè, i quali stavano conversando con Gesù. Pietro, rivoltosi a Gesù, disse: «Rabbì, è bello stare qua; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia».” (Mc 9,2-5)

A portarci sulla scena della Trasfigurazione del Signore sul monte Tabor (narrata da tutti i Sinottici) è Luca Giordano, uno tra i più importanti interpreti della pittura napoletana del XVII secolo, nonché tra i più influenti del barocco europeo ed uno tra i più prolifici artisti della storia (con all’attivo più di mille opere eseguite). Questa, conservata gli Uffizi, ma non esposta permanentemente (1685), è una grande tela (m.2,40 x 3,20) dove il carattere trascendente e metafisico dell’apparizione di Gesù si presta in modo perfetto alla visione sempre più barocca che caratterizza le opere di Giordano.

Gesù, dopo essersi appartato con Pietro, Giacomo e Giovanni, cambiò aspetto mostrandosi loro con uno straordinario splendore del viso ed una stupefacente bianchezza delle vesti (il bianco va sempre ad indicare la realtà divina), circondato di luce, che illumina Mosè ed Elia, sorge in aria, mentre i tre discepoli contemplano la scena con stupore.

La composizione del dipinto vede i sei personaggi che si intrecciano e si sovrappongono nello spazio limitato della tela, anche se Giordano riesce a creare un senso di profondità e di movimento. Straordinaria è la cromaticità con effetti di straordinaria levità pittorica e l’uso della luce che si riversa come una cascata dallo sfondo sui primi piani, individuando le forme in controluce.

Accanto al Cristo a sinistra c’è Mosè (con i due fasci luminosi sulla fronte a sembrare due corna ed in mano le tavole della legge) e a destra Elia.  Sotto i tre apostoli, con Pietro sulla destra nel momento in cui sembra prendere la parola. Sembra quasi che Cielo e terra si siano fuse, in un uso attento della simmetria.