LA BELLEZZA NELLA PAROLA

“Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. (…) E i servi gli dissero: Vuoi che andiamo a raccoglierla?. No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”. (Mt 13,24-26.28-30)

A commento della bella parabola evangelica mi soffermo sull’interpretazione che ne dà Domenico Fetti un naturalista tra i più originali dell’epoca barocca, detto anche “Il Mantovano”, per essere stato pittore  alla corte dei Gonzaga; è un olio su tavola (eseguito tra il 1618 ed il  1622 ed ora conservato Nàrodni Galerie di Praga).

In un ampio e arioso paesaggio, battuto dal vento, si notano, in primo piano, tre uomini che dormono, mentre un quarto, dietro di loro, sta seminando la zizzania. Egli è il nemico, il diavolo, che Fetti dipinge con le orecchie a punta e due piccole corna che spuntano dalla capigliatura, con un volto che ricorda quello di un fauno. Come il nemico è una caricatura del seminatore, compiendo gli stessi gesti, così la zizzania è una caricatura del grano: gli assomiglia e ma è tossica. La sua semina avviene dopo quella del grano e quindi non è un male preesistente, ma successivo all’avvento del Regno di Dio. Rappresenta le deviazioni presenti nella comunità cristiana. Si potrebbe pensare che il nemico abbia gito di notte; invece nel dipinto l’aria è tersa e il cielo luminoso: tutto avviene alla luce del sole. I tre custodi del campo in primo piano sono infatti addormentati colpevolmente di giorno, incapaci di vegliare sulle proprietà del loro padrone Questo è l’elemento narrativo che sembra più interessare al pittore. C’è una precisa responsabilità di questi lavoratori rispetto a quanto accade alle loro spalle.  Un atteggiamento irresponsabile dei braccianti richiama l’ammonimento che Gesù rivolgerà ai suoi discepoli più avanti, quando dirà loro: «Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora» (Mt 25,13). Non è un caso che nel dipinto i braccianti siano tre, esattamente il numero dei discepoli che Gesù chiamerà con sé al Getsemani per restare e vegliare con lui.

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