LA BELLEZZA NELLA PAROLA a cura di gpc

“Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo.” (At. 2,3-4)
Duccio di Buoninsegna dipinge “La Pentecoste” nel coronamento (verso) della Maestà del Duomo (1308-11), ora nel Museo dell’Opera del Duomo di Siena e ci invita a riconoscere la presenza dello Spirito sia nel nimbo presente sulla Chiesa nascente sia sui raggi e sulle fiammelle di fuoco che si posano su di loro. L’artista coniuga lo stile bizantino (basato su di un linguaggio astratto dove la rappresentazione con fini decorativi prevale sulla descrizione realistica) con un’esecuzione molto accurata dai colori molto preziosi il cui risultato è una grande eleganza formale che si basa anche sul raccordo delle figure, destramente composte, con l’ambientazione. L’ambiente è chiuso, ma Duccio evidenzia il ‘vento impetuoso’ che spalanca la porta del Cenacolo.
La presenza della Vergine è centrale (con il suo manto di stampo prettamente bizantino, fitto di lumeggiature dorate), nella folta schiera di apostoli le cui curve prospettiche seguono armonicamente la struttura compositiva dell’ambiente. Una presenza che può sorprendere, in quanto Maria aveva già ricevuto lo Spirito Santo all’Annunciazione e non aveva bisogno di riceverlo una seconda volta e la sua presenza non è menzionata esplicitamente negli Atti.
In precedenza si dice soltanto che gli Apostoli “erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù” (At.1,14). Questo non significa assolutamente che la Vergine fosse con loro il giorno di Pentecoste; è una semplice supposizione teologica che si è imposta agli artisti facilmente.
“Veni Spirito Santo, manda a noi dal Cielo un raggio della tua luce” (Sequenza di Pentecoste)

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