NESSUNO NE PARLA (O QUASI) news quasi sconosciute a cura di Gian Paolo Cassano

Nelle elezioni di domenica scorsa 1 novembre in Georgia è risultato vincitore il partito al governo “Sogno georgiano”, per la terza volta consecutiva. Il voto però è contestato per il sospetto di brogli. Dopo Belarus, un altro Paese dell’ex Unione Sovietica scende in piazza. Così il 2 novembre migliaia di persone sono scese in piazza davanti al parlamento di Tbilsi, capitale della Georgia, per manifestare contro i risultati delle elezioni legislative. Le elezioni sono state giudicate dall’Osce come sostanzialmente corrette e rispettose delle libertà fondamentali, anche se ci sono “fondati sospetti di pressioni sugli elettori e un confine spesso confuso tra il ruolo del partito al governo e quello dello Stato”. Secondo la commissione elettorale, il partito Sogno Georgiano avrebbe ottenuto il 48% dei voti, mentre le opposizioni riunite nel Movimento di unità nazionale, il 27%. L’ex presidente e leader dell’opposizione Mikhail Saakashvili, che è ricercato in Georgia e si trova ora in esilio, ha perciò parlato di brogli e ha invitato i suoi sostenitori a manifestare per sconfessare il risultato elettorale e a formare un governo di unità elettorale in preparazione alle nuove elezioni. “È un classico scenario post-sovietico, tipico dell’Asia centrale e del Caucaso – spiega a vatican news il giornalista Fulvio Scaglione, analista ed esperto dell’area – un contesto di grande confusione e indeterminatezza. Questi Paesi hanno una grande tradizione di corruzione e di brogli e una tradizione di partiti legati a personaggi ognuno a modo suo carismatici che rispondono poco alle logiche del dibattito politico come noi lo definiamo”.
In Bielorussia (Belarus), a Minsk, è stata la 13° domenica di protesta dalle elezioni dell’8 agosto scorso con almeno 20.000 persone hanno manifestato nelle strade. Intanto domenica 1 novembre nella Repubblica di Moldova si sono tenute le elezioni presidenziali: domenica 15 novembre ci sarà il ballottaggio tra il presidente uscente Igor Dodon (32,65 % nel 1° turno), filo russo e la leader europeista ed ex premier Maia Sandu (36,94%).

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