E’ stata dedicata al viaggio apostolico in Bulgaria e in Macedonia del Nord, l’udienza generale di mercoledì 8 maggio. Papa Francesco ringrazia i due popoli per la calda accoglienza ricevuta e ripercorre le principali tappe della visita. Il viaggio in Bulgaria, con un popolo cerniera tra Europa Centrale, Orientale e Meridionale, è stato nel segno di San Giovanni XXIII, che qui fu Delegato Apostolico, invitando “tutti a camminare sulla via della fraternità” evidenziata dall’incontro “con il Patriarca della Chiesa Ortodossa Bulgara, il Patriarca Neofit e i Membri del Santo Sinodo. In effetti, come cristiani, la nostra vocazione e missione è essere segno e strumento di unità, e possiamo esserlo, con l’aiuto dello Spirito Santo, anteponendo ciò che ci unisce a ciò che ci ha diviso o ancora ci divide.” Sull’esempio dei santi Cirillo e Metodio che portarono il Vangelo in Bulgaria, sapendo “usare con creatività la loro cultura per trasmettere il messaggio cristiano ai popoli slavi” occorrono “evangelizzatori appassionati e creativi, perché il Vangelo raggiunga quanti ancora non lo conoscono e possa irrigare di nuovo le terre dove le antiche radici cristiane si sono inaridite.”
In Macedonia del nord, è stata la presenza spirituale di S. Madre Teresa di Calcutta, che qui nacque (a Skopje), ad accompagnare Francesco; lei è “l’immagine della Chiesa in quel Paese e in altre periferie del mondo: una comunità piccola che, con la grazia di Cristo, diventa una casa accogliente dove molti trovano ristoro per la loro vita”. Un paese accogliente nell’ospitare “diverse appartenenze etniche e religiose; come pure il suo impegno nell’accogliere e soccorrere un gran numero di migranti e di profughi durante il periodo critico del 2015 e 2016.” La Macedonia del Nord è un Paese giovane “e bisognoso di aprirsi ad orizzonti ampi senza perdere le proprie radici”. Qui il Papa è stato profondamento colpito dalle Suore di Madre Teresa e dalla loro tenerezza evangelica che “nasce dalla preghiera, dall’adorazione. Ma loro accolgono tutti, si sentono sorelle, madri di tutti; ma lo fanno con tenerezza. Tante volte noi cristiani perdiamo questa dimensione della tenerezza. E quando non c’è tenerezza, diventiamo troppo seri, acidi. Queste suore sono dolci nella tenerezza e fanno la carità, ma la carità come è, senza travestirla. Invece, quando si fa la carità senza tenerezza, senza amore, è come se all’opera di carità, noi buttiamo un bicchiere di aceto. No, la carità è gioiosa, non è acida.”
Ha infine ricordato Jean Vanier, “un grande uomo di Chiesa”, morto il 7 maggio affermando: ”Lui ha lavorato per i più poveri, per i più scartati, anche per coloro che nel grembo della mamma erano condannati a morte, cercando di convincere i genitori di mandarli via e non farli nascere. Lui li ha ricevuti e ha dato la vita. Che Jean Vanier rimanga un esempio per tutti noi, che ci aiuti dal cielo.”
Domenica 12 maggio, al Regina Coeli, il Papa ha ricordato tutte le mamme, custodi del valore della famiglia. In tanti Paesi in questa domenica si celebra la ‘Festa della mamma’; il Pontefice le ha salutate “per la loro preziosa opera nella crescita dei figli e nella tutela del valore della famiglia”, insieme con “le mamme che ci guardano dal cielo e continuano a vegliare su di noi con la preghiera” e “alla nostra Mamma celeste,” a cui “ci affidiamo per proseguire con gioia e generosità il nostro cammino.”
Francesco si è poi soffermato sulla Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, incentrata sul tema: “Il coraggio di rischiare per la promessa di Dio”. Infatti “seguire Gesù sempre è un rischio ma ci vuole coraggio”. Accanto a lui c’erano due dei 19 sacerdoti, appena ordinati nella Basilica di San Pietro. Nell’Omelia aveva sottolineato che quanti esercitano “il ministero della Sacra Dottrina” partecipano “alla missione di Cristo, unico Maestro”, che “non è un’associazione culturale, non è un sindacato”, ma è partecipazione “del ministero di Cristo”. Il Papa li ha esortati a leggere e a meditare “assiduamente la Parola del Signore”, senza cui non “si può fare un’omelia, una predicazione”. I sacerdoti siano “uomini di preghiera” e “di sacrificio” perché “con la Parola e l’esempio” possano edificare “la casa di Dio, che è la Chiesa”. Di qui l’invito ad essere “attenti nella celebrazione dell’Eucarestia,” che “è il culmine della gratuità del Signore. Per favore, non sporcatela con interessi meschini.” Così nel Sacramento della Penitenza a non stancarsi “di essere misericordiosi (…) come il Padre, come Gesù è stato misericordioso con noi, con tutti noi. Con l’olio santo darete sollievo agli infermi. Perdete tempo nel visitare gli ammalati e gli infermi.” Il Papa ha infine esortato ad “esercitare in letizia e carità, con sincerità l’opera sacerdotale di Cristo, unicamente intenti a piacere a Dio” e non a sé stessi. “La gioia sacerdotale si trova soltanto su questa strada, cercando di piacere a Dio che ci ha eletti.”
Al Regina Coeli, poi, ha commentato il testo evangelico del Buon Pastore che parla, conosce i desideri del cuore, le speranze come i fallimenti e le delusioni, dà la vita eterna, custodisce, ci accoglie e ci ama come siamo con i nostri pregi e i nostri difetti. Occorre ascoltare Dio e seguirlo: ciò “implica intimità con Lui, che si consolida nella preghiera, nell’incontro cuore a cuore con il divino Maestro e Pastore delle nostre anime. Questa intimità rafforza in noi il desiderio di seguirlo, uscendo dal labirinto dei percorsi sbagliati, abbandonando i comportamenti egoistici, per incamminarci sulle strade nuove della fraternità e del dono di noi stessi, ad imitazione di Lui.” Dall’intimità con Dio scaturisce la gioia di seguirlo, lasciandoci condurre nella pienezza della vita eterna.”
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