Una nuova ondata xenofoba, alla vigilia delle elezioni del 7 maggio, colpisce il Sudafrica, mentre non cessano gli attacchi contro comunità straniere a Durban. Bande di sudafricani, per lo più gente poverissima e senza lavoro, si scagliano contro abitazioni, negozi e attività degli immigrati (come riferisce l’agenzia Fides) e decine di persone (molte del Malawi) sono state costrette a lasciare le loro case a causa di una folla inferocita che ha saccheggiato tutto. Non è la prima volta che scoppiano questi rigurgiti di odio verso gli stranieri in un Paese, come il Sudafrica, che si pensava fosse vaccinato contro il virus del razzismo dopo decenni di regime segregazionista.
“La xenofobia – spiega all’Agenzia Fides padre Filippo Ferraro, missionario scalabriniano in Sudafrica – è un fenomeno complesso nel quale rientrano ragioni di carattere politico ed economico. È un tema serio che tocca migliaia di persone e che potrebbe essere risolto attraverso profonde riforme che incidano nel tessuto sociale”. Il Sudafrica è una nazione potenzialmente ricca. Ha un buon tessuto industriale e grandi risorse minerarie, platino, oro, diamanti. Se fossero attuate politiche di redistribuzione, avrebbe quindi i mezzi per crescere in modo equilibrato e far uscire dalla miseria quel 20% della popolazione che vive sotto la soglia della povertà.
“Dalla fine dell’apartheid (1994) – continua padre Filippo – la politica non è stata in grado di dare una svolta profonda all’economia nazionale e di venire incontro alle esigenze dei più poveri. Le township sono ancora abitate da persone che vivono con pochissime risorse. L’impatto con l’arrivo di migliaia di migranti rappresenta quindi una miscela esplosiva. I sudafricani poveri vedono come fumo negli occhi questi nuovi arrivati. Anche se, da una nostra ricerca, emerge che gli immigrati, aprendo negozi e piccole attività, sono un motore di sviluppo che aiuta anche i sudafricani”.
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