Nessuno ne parla (o quasi)

NESSUNO NE PARLA (O QUASI)
news quasi sconosciute
a cura di Gian Paolo Cassano

Nella realtà delle migrazioni si chiede un impegno di giustizia ed una svolta radicale nei rapporti tra Nord e Sud del mondo. Così si spiega il progetto per l’Africa messo a punto da Giulio Repetti (in arte Mogol) insieme ad un gruppo di esperti per fronteggiare l’emergenza emigrazione dando un futuro dignitoso a milioni di giovani africani intenzionati a lasciare il Continente. Ne riferisce in un’intervista la Radio Vaticana.
Il piano prevede l’impianto di coltivazioni biologiche di qualità, impianti di desalinizzazione per non depauperare le risorse idriche e allevamenti per la produzione di concime. Si vogliono così utilizzare milioni di ettari di terreni non coltivati in diversi Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo per trasformarli in orti e frutteti biologici.
“L’idea – spiega Mogol – è quella di dare lavoro in Africa attraverso un’organizzazione di aziende agricole europee, che poi trasferiranno il know how ai giovani migranti”. Si coinvolgerebbe l’Unione Europea diventando proprietaria al 51 percento di una società denominata African Agricolture (A2), con il compito di occuparsi della risoluzione dei problemi (approvvigionamento idrico, coltivazione, consegna dei semi, direzione degli allevamenti, , trasporti, distribuzione …..)
Secondo Mogol, i benefici di questa mastodontica operazione ricadrebbero sia sull’Europa sia sull’Africa, in particolare su milioni di migranti che troverebbero lavoro nelle grandi coltivazioni del Nord Africa. “Dignità – prosegue Mogol – significa vivere con la propria  famiglia e crescere i propri figli”, ma “al momento noi non sitiamo offrendo queste opportunità”. Il 30 per cento dei ricavi sarebbe infatti trattenuto dal Paese ospitante e il restante 70 per cento sarebbe utilizzato per il mantenimento del coltivatore e del suo nucleo familiare. Mogol ha presentato il progetto al segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, che lo ha incoraggiato ad andare avanti.
Gian Paolo Cassano

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