La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Dal 6 all’11 marzo il Papa ha partecipato (con la Curia Romana) agli esercizi spirituali di Quaresima nella Casa del Divin Maestro di Ariccia, predicati da padre Ermes Ronchi, dell’Ordine dei Servi di Maria. Sabato 12 marzo, all’udienza generale giubilare, incentrata sul tema “misericordia e servizio”, il Pontefice si è soffermato sul gesto della lavanda dei piedi, sottolineando che il servizio è la via che Gesù ci ha indicato per vivere la fede.
E’ un gesto che indica la “via da percorrere per vivere la fede in Lui e dare testimonianza del Suo amore”; così “Gesù ha voluto rivelare il modo di agire di Dio nei nostri confronti e dare l’esempio del suo ‘comandamento nuovo’ di amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amato, cioè dando la vita per noi”. Poi ha messo l’accento sull’amore come “servizio concreto” che “rendiamo gli uni agli altri” che è “un servizio umile, fatto nel silenzio e nel nascondimento, come Gesù stesso ha detto: ‘Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra’”. Tutto ciò “si esprime nella condivisione dei beni materiali, perché nessuno sia nel bisogno”, che “è uno stile di vita che Dio suggerisce anche a molti non cristiani, come via di autentica umanità”. Nello stesso tempo, “Gesù ci ha invitato anche a confessare a vicenda le nostre mancanze e a pregare gli uni per gli altri per saperci perdonare di cuore”. Come scriveva S. Agostino: “non disdegni il cristiano di fare quanto fece Cristo. Perché quando il corpo si piega fino ai piedi del fratello, anche nel cuore si accende, o se già c’era si alimenta, il sentimento di umiltà” !
Citando poi l’esempio di una persona (che ha scritto al Papa) la cui vita era curare la mamma anziana ed il fratello disabile, era servire, aiutare, ha commentato: “questo è amore! Quando tu ti dimentichi di te stesso e pensi agli altri: questo è amore! E con la lavanda dei piedi il Signore ci insegna ad essere servitori, più servi, come Lui è stato servo per noi, per ognuno di noi”. Allora “perdoniamoci a vicenda i nostri torti e preghiamo a vicenda per le nostre colpe e così in qualche modo ci laveremo i piedi a vicenda. L’amore, la carità e il servizio, aiutare gli altri, servire gli altri”.
Domenica 13 marzo, all’Angelus, Papa Francesco all’Angelus ha commenta l’episodio evangelico della donna adultera sottolineando che “Dio  non vuole mai la morte del peccatore, ma che si converta e viva”. A tutto i presenti è stato poi donato il vangelo della misericordia, il vangelo di Luca, invitando a prenderlo “perché la misericordia del Padre si faccia opere in voi”. Spiega che Gesù, compiendo il “gesto misterioso” di chinarsi e scrivere con il dito per terra “invita tutti alla calma, a non agire sull’onda dell’impulsività, e a cercare la giustizia di Dio”. Poi ricorda: “quanto bene ci fa essere consapevoli che anche noi siamo peccatori!. quando sparliamo degli altri e tutte queste cose che conosciamo (…) E quanto bene ci farà avere il coraggio di far cadere a terra le pietre che abbiamo per scagliarle contro gli altri, e pensare un po’ ai nostri peccati”. E’ lo sguardo di Gesù “pieno di misericordia e di amore, per far sentire a quella persona, forse per la prima volta, che ha una dignità. Che lei non è il suo peccato, che può cambiare vita, può uscire dalle sue schiavitù e camminare in una strada nuova”. Dio non vuole la nostra condanna, ma la nostra salvezza attraverso Gesù:  “non voglio che tu muoia, ma che tu viva”. Sì, “Dio non ci inchioda al nostro peccato, non ci identifica con il male che abbiamo commesso. Abbiamo un nome, e Dio non identifica questo nome con il peccato che abbiamo commesso”.
Egli “vuole che la nostra libertà si converta dal male al bene, e questo è possibile con la sua grazia” e con l’aiuto di Maria, perché ci aiuti ad affidarci completamente alla misericordia di Dio, per diventare creature nuove.
Gian Paolo Cassano

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