La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

All’Udienza generale di mercoledì 2 marzo il Papa ha riflettuto sulla correzione misericordiosa che Dio adotta con l’uomo, anche se questi gli volta le spalle. Ora la strada che porta a Dio “non è quella dei sacrifici rituali” ma della “giustizia” allo stesso modo in cui il culto non ha valore quando “invece di esprimere la conversione, pretende di sostituirla” e ci si inganna pensando “che siano i sacrifici a salvare, non la misericordia divina che perdona il peccato”. Così il Pontefice ha smascherato con durezza quelli che pensano di sistemare le cose con Dio offrendogli il portafoglio invece che il cuore; una simile offerta va rifiutata, perché “il popolo di Dio, cioè la Chiesa, non ha bisogno di soldi sporchi, ha bisogno di cuori aperti alla misericordia di Dio”.
Citando il profeta Isaia, Francesco ha poi parlato dell’alleanza tra Dio e l’uomo e la sua rottura quando ci si mette in contrasto per una “pretesa di orgoglio” che porta “all’illusione dell’autosufficienza”, per cui il rapporto Padre-figlio si spezza, anzi si snatura. “Dove c’è rifiuto di Dio, della sua paternità, non c’è più vita possibile, l’esistenza perde le sue radici, tutto appare pervertito e annientato. Tuttavia, anche questo momento doloroso è in vista della salvezza. La prova è data perché il popolo possa sperimentare l’amarezza di chi abbandona Dio, e quindi confrontarsi con il vuoto desolante di una scelta di morte. La sofferenza, conseguenza inevitabile di una decisione autodistruttiva, deve far riflettere il peccatore per aprirlo alla conversione e al perdono”.
Il Pontefice ha quindi spronato a cercare la giustizia: “pensate ai tanti profughi che sbarcano  in Europa e non sanno dove andare”…. Ma “il miracolo del perdono” di Dio vince su ogni miseria umana: “Dio mai ci rinnega: noi siamo il suo popolo. Il più cattivo degli uomini, la più cattiva delle donne, i più cattivi dei popoli sono suoi figli. E questo è Dio: mai, mai ci rinnega! Dice sempre: ‘Figlio, vieni’. E questo è l’amore di nostro Padre; questa  la misericordia di Dio. Avere un padre così ci dà speranza, ci dà fiducia”.
Segni di pace, segni di misericordia che, anche se arrivano al sacrificio della vita, non fanno notizia; sono quelli delle suore di Madre Teresa uccise nello Yemen che il Papa ha ricordato domenica 6 marzo, all’Angelus: “questi sono i martiri di oggi! Non sono copertine dei giornali, non sono notizie: questi danno il loro sangue per la Chiesa. Queste persone sono vittime dell’attacco di quelli che li hanno uccisi e anche dell’indifferenza, di questa globalizzazione dell’indifferenza, a cui non importa… Madre Teresa accompagni in paradiso queste sue figlie martiri della carità, e interceda per la pace e il sacro rispetto della vita umana”. Francesco ha citato, poi, con “ammirazione”, un altro segno: l’iniziativa dei corridoi umanitari per i profughi, avviata ultimamente in Italia, un’iniziativa “ecumenica, essendo sostenuta da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane, Chiese Valdesi e Metodiste”. 
Commentando il Vangelo domenicale del Padre misericordioso ha evidenziato innanzitutto la figura “del padre misericordioso”, che colpisce per la sua tolleranza “dinanzi alla decisione del figlio più giovane di andarsene di casa”. Così “agisce Dio con noi: ci lascia liberi di sbagliare, perché creandoci ci ha fatto il grande dono della libertà”. Ma “il padre lo porta sempre nel cuore; attende fiducioso il suo ritorno; scruta la strada nella speranza di vederlo.” E quando lo vede comparire in lontananza “gli corre incontro, lo abbraccia, lo bacia. Quanta tenerezza!” E’ lo stesso atteggiamento verso il figlio maggiore: “esce incontro anche a questo figlio e gli ricorda che loro sono stati sempre insieme, hanno tutto in comune”: così “il Padre viene a cercarci, perché quell’atteggiamento di sentirsi giusto è un atteggiamento cattivo: è la superbia! Viene dal diavolo. Il Padre aspetta quelli che si riconoscono peccatori e va a cercare quelli che si sentono giusti”.
In questa parabola “si può intravedere anche un terzo figlio, nascosto”, Gesù. “Questo Figlio-Servo è l’estensione delle braccia e del cuore del Padre: Lui ha accolto il prodigo e ha lavato i suoi piedi sporchi; Lui ha preparato il banchetto per la festa del perdono. Lui, Gesù, ci insegna ad essere misericordiosi come il Padre”. Ora la figura di questo padre “svela il cuore di Dio. Egli è il Padre misericordioso che in Gesù ci ama oltre ogni misura, aspetta sempre la nostra conversione ogni volta che sbagliamo”. E’ un Padre, soggiunge, che “attende il nostro ritorno quando ci allontaniamo da Lui pensando di poterne fare a meno; è sempre pronto ad aprirci le sue braccia qualunque cosa sia successa”. Infatti “Dio continua a considerarci suoi figli quando ci siamo smarriti e ci viene incontro con tenerezza quando ritorniamo a Lui”, come sperimentiamo nel Sacramento della Riconciliazione: “Egli ci accoglie, ci restituisce la dignità di figli suoi e ci dice: Vai avanti! Sii in pace! Alzati, vai avanti!”.
Gian Paolo Cassano

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