NESSUNO NE PARLA (O QUASI)

NESSUNO NE PARLA (O QUASI)
news quasi sconosciute
a cura di Gian Paolo Cassano

Non solo notizie tragiche, di violenze e di morti, ma anche buone notizie; sono ad esempio quelle che Amnesty International presenta notizie sui diritti umani del 2015 (cfr. www.amnesty.it). Tra essi ci sono condannati a morte salvati dall’esecuzione, progressi verso la fine dell’impunità, comunità, in Africa, risarcite dalle multinazionali per danni ambientali, rilascio di prigionieri di coscienza, nuovi passi in avanti verso l’abolizione della pena di morte…. Così il sito ci dice che la pena capitale ha subito sconfitte quest’anno in Suriname, dove il 6 marzo scorso è stata approvata la legge che la abolisce, e poi in luglio in Belize, dove l’ultimo uomo in attesa di esecuzione nel braccio della morte ha visto commutare la sua condanna.
“Ogni anno – ha dichiarato alla radio Vaticana Riccardo Noury, portavoce e direttore della comunicazione di Amnesty Italia – è vero che aumenta il numero dei Paesi abolizionisti ed è particolarmente importante sottolinearlo quest’anno, nel 2015, in cui abbiamo assistito a 12 mesi terribili di uso della pena capitale in Arabia Saudita, in Pakistan, in Iran, dove saremo arrivati alle 1000 esecuzioni il 31 dicembre. Ma nonostante questo il numero dei Paesi abolizionisti aumenta, abbiamo superato quella soglia importante dei 100 Paesi con Suriname, Belize, e poi da ultimo anche con la Mongolia. Siamo a 104 Paesi abolizionisti e il numero di quelli che la applicano ancora è costante intorno alla ventina. Però quante esecuzioni ci sono in questi Paesi è ancora uno scandalo globale”.
Merito dell’azione di Amnesty è soprattutto quello di portare alla luce casi di violazione dei diritti umani totalmente ignorati dalla comunità internazionale, facendo così luce su realtà rimaste taciute, come quella di Filep Karma, rimesso in libertà il 19 novembre scorso.
“Queste buone notizie – aggiunge Noury – sono una piccolissima parte delle belle notizie che Amnesty International ha raccolto durante l’anno. E voglio dire che quando con una mobilitazione, che magari può durare anni, con milioni di persone che mandano un appello alla stessa autorità di governo, si ottiene un risultato è la conferma del principio che ispirò il fondatore di Amnesty International nel 1961, e cioè che quando le persone si arrabbiano da sole non cambia nulla, quando si arrabbiano in tante, la loro indignazione può provocare un cambiamento”.
Gian Paolo Cassano

Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.