La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Per amare Gesù Bambino è necessario mettersi dal punto di vista dei più piccoli e osservare il loro bisogno di essere protetti, accuditi, di voler sorridere e giocare. Lo ha insegnato il papa nell’ultima udienza generale del 2015, mercoledì 30 dicembre.
“Per crescere nella fede avremmo bisogno di contemplare più spesso Gesù Bambino”, come hanno fatto tanti Santi che hanno coltivato nei secoli questa particolare “devozione”, come S. Teresa di Lisieux, che volle portare da consacrata il nome di Gesù Bambino. Il fatto che vi sia stato “un tempo in cui, nella Persona divino-umana di Cristo, Dio è stato un bambino”, non può scivolare via, “deve avere un suo significato peculiare per la nostra fede”. Ciò avviene guardando ai bambini, a “cosa fanno” e preferiscono e in quello trovare il modo di amare Gesù Bambino, cominciando, ad esempio, dal desiderio che ogni piccolo ha di “stare al centro”, perché ha bisogno di sentirsi “protetto”. Infatti “è necessario anche per noi porre al centro della nostra vita Gesù e sapere, anche se può sembrare paradossale, che abbiamo la responsabilità di proteggerlo. Vuole stare tra le nostre braccia, desidera essere accudito e poter fissare il suo sguardo nel nostro. Inoltre, far sorridere Gesù Bambino per dimostrargli il nostro amore e la nostra gioia perché Lui è in mezzo a noi. Il suo sorriso è segno dell’amore che ci dà certezza di essere amati”. Ha poi considerato, come secondo esempio, il fatto che i bambini “amano giocare”; ciò “significa abbandonare la nostra logica per entrare nella sua”. Perché “se vogliamo che si diverta è necessario capire cosa piace a lui, e non essere egoisti e far fare loro le cose che piacciono a noi. E’ un insegnamento per noi. Davanti a Gesù siamo chiamati ad abbandonare la nostra pretesa di autonomia, per accogliere invece la vera forma di libertà, che consiste nel conoscere chi abbiamo dinanzi e servirlo”. Un terzo aspetto, il più tipico del Dio Bambino, è l’umiltà, per “mostrarci il volto del Padre ricco di amore e di misericordia”. Di qui l’invito a stringere “tra le nostre braccia il Bambino Gesù …. Lui è fonte di amore e di serenità.”
All’Angelus il 1 gennaio, invocando Maria, Regina della Pace, Papa Francesco ha ricordato che la pace va non soltanto coltivata ma anche “conquistata”. Ciò comporta “una vera e propria lotta, un combattimento spirituale che ha luogo nel nostro cuore”. Tutto ciò non solo la guerra è nemica della pace, “ma anche l’indifferenza, che fa pensare solo a sé stessi e crea barriere, sospetti, paure e chiusure. E queste cose sono nemiche della pace”. Di qui l’invito: “cominciamo in quest’anno ad aprire il cuore, risvegliando l’attenzione al prossimo, a chi è più vicino. Questa è la via per la conquista della pace”. Incoraggiando tutti “a portare avanti” l’impegno “in favore della riconciliazione e della concordia”, ha rivolto il suo saluto per l’anno nuovo, traendo il suo augurio dalla liturgia, “sostenuto da una speranza reale”, invocando la benedizione di Dio che è “un Padre innamorato dell’uomo, che non si stanca mai di ricominciare da capo con noi per rinnovarci”. Il Signore ha tanta pazienza con noi e “non si stanca di ricominciare da capo ogni volta che noi cadiamo”, anche se “il Signore non promette cambiamenti magici, Lui non usa la bacchetta magica. Ama cambiare la realtà dal di dentro, con pazienza e amore; chiede di entrare nella nostra vita con delicatezza, come la pioggia nella terra, per poi portare frutto. E sempre ci aspetta e ci guarda con tenerezza”.
All’Angelus domenica 3 gennaio ha invitato “a tenere il cuore rivolto a Gesù mentre si svolgono le nostre giornate, con gioie e dolori, soddisfazioni e problemi”. Il Papa ha parlato del mistero del male, dell’Incarnazione del Dio che ci salva e di quanti “hanno chiuso la porta in faccia al Figlio di Dio”. Di fronte al mistero del male, “siamo chiamati a spalancare la porta del nostro cuore alla Parola di Dio”. Infatti “il male insidia anche la nostra vita e che richiede da parte nostra vigilanza e attenzione perché non prevalga”. Il male (come lo definisce il libro della Genesi) “è ‘accovacciato davanti alla nostra porta’. Guai a noi se lo lasciamo entrare; sarebbe lui allora a chiudere la nostra porta a chiunque altro. Siamo invece chiamati a spalancare la porta del nostro cuore alla Parola di Dio, per diventare così suoi figli”. Ora Dio si è incarnato affinché “toccassimo con mano l’amore di Dio”, perché è “Lui ci difenda dal male, dal diavolo “. “Accostarsi al Vangelo, meditarlo e incarnarlo nella vita quotidiana è il modo migliore per conoscere Gesù e portarlo agli altri”; per questo ha rinnovato l’invito a leggere ogni giorno un brano del Vangelo). “Questa è la vocazione e la gioia di ogni battezzato: indicare e donare agli altri Gesù; ma per fare questo dobbiamo conoscerlo e averlo dentro di noi, come Signore della nostra vita (…) Nei momenti lieti e in quelli tristi, affidiamoci a Lui, nostra speranza!”
Gian Paolo Cassano

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