La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

E’ la famiglia il luogo privilegiato per imparare a pregare Dio con calore e spontaneità; sul rapporto famiglia e preghiera è stata dedicata la catechesi della 100° udienza generale dall’inizio del Pontificato, mercoledì 26 agosto.
Riuscire a pregare Dio con intensità di cuore dipende tutto da come lo percepiamo. Francesco è partito dal modo individuale di sentire e vivere il tempo della preghiera e si è chiesto: “ma vogliamo anche un po’ di bene al Signore? Il pensiero di Dio ci commuove, ci stupisce, ci intenerisce? (…) Riusciamo a pensare Dio come la carezza che ci tiene in vita, prima della quale non c’è nulla? Una carezza dalla quale niente, neppure la morte, ci può distaccare? Oppure lo pensiamo soltanto come il grande Essere, l’Onnipotente che ha fatto ogni cosa, il Giudice che controlla ogni azione? Tutto vero, naturalmente. Ma solo quando Dio è l’affetto di tutti i nostri affetti, il significato di queste parole diventa pieno. (…) Non è impressionante che Dio ci carezzi con amore di padre? E’ tanto bello, tanto bello!”. Se non coltiviamo nel cuore “un amore ‘caldo’ per Dio”, possiamo “moltiplicare le parole” come i pagani o “esibire i nostri riti” senza però nutrire quel calore che una preghiera genuina accende dentro: “un cuore abitato dall’affetto per Dio fa diventare preghiera anche un pensiero senza parole, o un’invocazione davanti a un’immagine sacra, o un bacio mandato verso la chiesa.” Occorre lasciarsi guidare dallo Spirito che accende un amore affettuoso per Dio, che spinge a chiamarlo “Abbà”, “Padre”. Questo si impara in famiglia “con la stessa spontaneità con la quale impari a dire ‘papà’ e ‘mamma’”; allora “l’hai imparato per sempre”! Francesco conclude indicando due modelli del Vangelo, Marta e Maria, le sorelle che “impararono da Dio l’armonia dei ritmi familiari”, ovvero “la bellezza della festa, la serenità del lavoro, lo spirito della preghiera”. Quindi si è chiesto: “la preghiera sgorga dalla confidenza con la Parola di Dio. C’è questa confidenza nella nostra famiglia? Abbiamo in casa il Vangelo? Lo apriamo qualche volta per leggerlo assieme? Lo meditiamo recitando il RLA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

E’ la famiglia il luogo privilegiato per imparare a pregare Dio con calore e spontaneità; sul rapporto famiglia e preghiera è stata dedicata la catechesi della 100° udienza generale dall’inizio del Pontificato, mercoledì 26 agosto.
Riuscire a pregare Dio con intensità di cuore dipende tutto da come lo percepiamo. Francesco è partito dal modo individuale di sentire e vivere il tempo della preghiera e si è chiesto: “ma vogliamo anche un po’ di bene al Signore? Il pensiero di Dio ci commuove, ci stupisce, ci intenerisce? (…) Riusciamo a pensare Dio come la carezza che ci tiene in vita, prima della quale non c’è nulla? Una carezza dalla quale niente, neppure la morte, ci può distaccare? Oppure lo pensiamo soltanto come il grande Essere, l’Onnipotente che ha fatto ogni cosa, il Giudice che controlla ogni azione? Tutto vero, naturalmente. Ma solo quando Dio è l’affetto di tutti i nostri affetti, il significato di queste parole diventa pieno. (…) Non è impressionante che Dio ci carezzi con amore di padre? E’ tanto bello, tanto bello!”. Se non coltiviamo nel cuore “un amore ‘caldo’ per Dio”, possiamo “moltiplicare le parole” come i pagani o “esibire i nostri riti” senza però nutrire quel calore che una preghiera genuina accende dentro: “un cuore abitato dall’affetto per Dio fa diventare preghiera anche un pensiero senza parole, o un’invocazione davanti a un’immagine sacra, o un bacio mandato verso la chiesa.” Occorre lasciarsi guidare dallo Spirito che accende un amore affettuoso per Dio, che spinge a chiamarlo “Abbà”, “Padre”. Questo si impara in famiglia “con la stessa spontaneità con la quale impari a dire ‘papà’ e ‘mamma’”; allora “l’hai imparato per sempre”! Francesco conclude indicando due modelli del Vangelo, Marta e Maria, le sorelle che “impararono da Dio l’armonia dei ritmi familiari”, ovvero “la bellezza della festa, la serenità del lavoro, lo spirito della preghiera”. Quindi si è chiesto: “la preghiera sgorga dalla confidenza con la Parola di Dio. C’è questa confidenza nella nostra famiglia? Abbiamo in casa il Vangelo? Lo apriamo qualche volta per leggerlo assieme? Lo meditiamo recitando il Rosario? Il Vangelo letto e meditato in famiglia è come un pane buono che nutre il cuore di tutti. E alla mattina e alla sera, e quando ci mettiamo a tavola, impariamo a dire assieme una preghiera, con molta semplicità: è Gesù che viene tra noi, come andava nella famiglia di Marta, Maria e Lazzaro”.
Domenica 30 agosto, all’Angelus, ha lanciato un appello all’umanità contro le continue stragi di migranti che “hanno perso la vita nei loro terribili viaggi. Per tutti questi fratelli e sorelle, prego e invito a pregare”, in particolare le 71 vittime, tra cui 4 bambini, trovate in un camion sull’autostrada Budapest-Vienna. “Affidiamo ciascuna di esse alla misericordia di Dio; e a Lui chiediamo di aiutarci a cooperare con efficacia per impedire questi crimini, che offendono l’intera famiglia umana. Preghiamo in silenzio per tutti i migranti che soffrono e per quelli che hanno perso la vita”.
Il Papa ha ricordato che sabato 29 agosto, ad Harissa, in Libano, è stato proclamato Beato il vescovo siro-cattolico Flaviano Michele Melki, martire, 100 anni fa, durante le persecuzioni avvenute sotto l’Impero Ottomano: “nel contesto di una tremenda persecuzione contro i cristiani, egli fu difensore instancabile dei diritti del suo popolo, esortando tutti a rimanere saldi nella fede”.
Papa Francesco ha sottolineato che le violenze anti-cristiane oggi sono tutt’altro che finite “in Medio Oriente e in altre parti del mondo (…) La beatificazione di questo Vescovo martire infonda in loro consolazione, coraggio e speranza”. E ha concluso con un appello: “ci sono più martiri di quelli che c’erano nei primi secoli. Ma questo sia anche di stimolo ai legislatori e ai governanti perché ovunque sia assicurata la libertà religiosa; e alla comunità internazionale chiedo di fare qualcosa perché si ponga fine alle violenze e ai soprusi”.
Gian Paolo Cassanoosario? Il Vangelo letto e meditato in famiglia è come un pane buono che nutre il cuore di tutti. E alla mattina e alla sera, e quando ci mettiamo a tavola, impariamo a dire assieme una preghiera, con molta semplicità: è Gesù che viene tra noi, come andava nella famiglia di Marta, Maria e Lazzaro”.
Domenica 30 agosto, all’Angelus, ha lanciato un appello all’umanità contro le continue stragi di migranti che “hanno perso la vita nei loro terribili viaggi. Per tutti questi fratelli e sorelle, prego e invito a pregare”, in particolare le 71 vittime, tra cui 4 bambini, trovate in un camion sull’autostrada Budapest-Vienna. “Affidiamo ciascuna di esse alla misericordia di Dio; e a Lui chiediamo di aiutarci a cooperare con efficacia per impedire questi crimini, che offendono l’intera famiglia umana. Preghiamo in silenzio per tutti i migranti che soffrono e per quelli che hanno perso la vita”.
Il Papa ha ricordato che sabato 29 agosto, ad Harissa, in Libano, è stato proclamato Beato il vescovo siro-cattolico Flaviano Michele Melki, martire, 100 anni fa, durante le persecuzioni avvenute sotto l’Impero Ottomano: “nel contesto di una tremenda persecuzione contro i cristiani, egli fu difensore instancabile dei diritti del suo popolo, esortando tutti a rimanere saldi nella fede”.
Papa Francesco ha sottolineato che le violenze anti-cristiane oggi sono tutt’altro che finite “in Medio Oriente e in altre parti del mondo (…) La beatificazione di questo Vescovo martire infonda in loro consolazione, coraggio e speranza”. E ha concluso con un appello: “ci sono più martiri di quelli che c’erano nei primi secoli. Ma questo sia anche di stimolo ai legislatori e ai governanti perché ovunque sia assicurata la libertà religiosa; e alla comunità internazionale chiedo di fare qualcosa perché si ponga fine alle violenze e ai soprusi”.
Gian Paolo Cassano

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