La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Domenica 1 marzo, all’Angelus, Francesco ha invitato ancora una volta a non dimenticare chi soffre in Siria e in Iraq, a causa di una “intollerabile brutalità” e le vittime in Venezuela, invitando “al rifiuto della violenza e al rispetto della dignità di ogni persona e della sacralità della vita umana e incoraggio a riprendere un cammino comune per il bene del Paese, riaprendo spazi di incontro e di dialogo sinceri e costruttivi” nell’affidamento “alla materna intercessione di N. S. di Coromoto”.
Ricordando poi la liturgia quaresimale, si è soffermato sull’episodio della trasfigurazione di Gesù con l’invito per tutti ad ascoltare Gesù: “è Lui il Salvatore: seguitelo. Ascoltare Cristo, infatti, comporta assumere la logica del suo mistero pasquale, mettersi in cammino con Lui per fare della propria esistenza un dono di amore agli altri, in docile obbedienza alla volontà di Dio, con un atteggiamento di distacco dalle cose mondane e di interiore libertà. Occorre, in altre parole, essere pronti a ‘perdere la propria vita’ (cfr Mc 8,35), donandola affinché tutti gli uomini siano salvati e ci incontreremo nella felicità eterna”. E’ il cammino di Gesù a portarci sempre alla felicità: “non dimenticatelo! (…) Ci sarà in mezzo una croce, le prove, ma alla fine sempre ci porta alla felicità. Gesù non ci inganna! Ci ha promesso la felicità e ce la darà, se noi andiamo sulle sue strade”.
Di qui l’invito a salire “anche noi sul monte della Trasfigurazione” e sostare “in contemplazione del volto di Gesù, per raccoglierne il messaggio e tradurlo nella nostra vita; perché anche noi possiamo essere trasfigurati dall’Amore. In realtà l’amore è capace di trasfigurare tutto: l’amore trasfigura tutto!”
Durante la settimana aveva partecipato con i membri della Curia Romana agli esercizi spirituali e sabato 28 febbraio incontrando in Aula Paolo VI i rappresentanti della Confederazione delle cooperative italiane aveva evidenziato una “qualità nuova di economia”, che sappia far crescere le persone “in tutte le loro potenzialità”. Infatti “quando il denaro diventa un idolo, comanda le scelte dell’uomo. E allora rovina l’uomo e lo condanna. Lo rende un servo. Il denaro a servizio della vita può essere gestito nel modo giusto dalla cooperativa, se però è una cooperativa autentica, vera, dove non comanda il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale”.
Il Pontefice, poi, rifacendosi a Basilio di Cesarea e San Francesco ha definito il denaro “sterco del diavolo”, invitando a trovare “forme, metodi, atteggiamenti e strumenti, per combattere la ‘cultura dello scarto’ coltivata dai poteri che reggono le politiche economico-finanziarie del mondo globalizzato”. Perché “globalizzare la solidarietà” oggi significa pensare ai disoccupati, ai poveri, allo sviluppo umano. Quindi l’esortazione a “realizzare nuove soluzioni di Welfare”, specie nella sanità, “un campo delicato dove tanta gente povera non trova più risposte adeguate ai propri bisogni” e dove, col “dono” della carità che non è un “semplice gesto per tranquillizzare il cuore, (…) si può entrare nella casa di chi soffre”. Va quindi promossa una “economia dell’onestà”, basata sul bene comune. Occorre vivere “come cristiani”, non chiusi in casa, ma uscire “per integrare, nel mondo, lo sviluppo, la giustizia e la pace”, collaborando anche con parrocchie e diocesi. “Dove ci sono le vecchie e nuove periferie esistenziali, dove ci sono persone svantaggiate, dove ci sono persone sole e scartate, dove ci sono persone non rispettate, tendete loro la mano! Collaborate tra di voi, nel rispetto dell’identità vocazionale di ognuno, tenendovi per mano”.
Gian Paolo Cassano

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