La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Gesù trasformi l’indifferenza in vicinanza, il rifiuto in accoglienza: è la preghiera del Papa a Natale, nel messaggio Urbi et Orbi, in cui ricorda le lacrime di tanti nel mondo. Egli, nella gioia della nascita del Figlio di Dio, Salvatore del mondo, ricorda che “sono le persone umili, piene di speranza nella bontà di Dio, che accolgono Gesù e lo riconoscono”. Purtroppo, in troppe situazioni sembra prevalere “l’indifferenza, il rifiuto”, l’odio, la violenza che colpiscono in particolare i bambini, “vittime degli Erode di oggi”. Di qui una nuova forte denuncia del silenzio complice di tanti e della globalizzazione dell’indifferenza.  Ma anche l’invocazione e la preghiera:  “Gesù salvi i troppi fanciulli vittime di violenza, fatti oggetto di mercimonio e della tratta delle persone, oppure costretti a diventare soldati; bambini, tanti bambini abusati. Dia conforto alle famiglie dei bambini uccisi in Pakistan la settimana scorsa”. Il pensiero va a tutti quelli che soffrono: l’Iraq, la Siria, il Medio Oriente: “possa il Signore aprire alla fiducia i cuori e donare la sua pace a tutto il Medio Oriente, a partire dalla Terra benedetta dalla sua nascita, sostenendo gli sforzi di coloro che si impegnano fattivamente per il dialogo fra Israeliani e Palestinesi”. Poi la Nigeria e altri focolai di conflitto nel continente africano, l’Ucraina: “Gesù conceda a quell’amata terra di superare le tensioni, vincere l’odio e la violenza e intraprendere un nuovo cammino di fraternità e riconciliazione”.  Il Papa nomina anche la Libia, il Sud Sudan, la Repubblica Centroafricana e varie regioni della Repubblica Democratica del Congo, “i gruppi etnici e religiosi che patiscono una brutale persecuzione”, i malati e in particolare le vittime di ebola. “Il potere di Cristo, che è liberazione e servizio, si faccia sentire in tanti cuori che soffrono guerre, persecuzioni, schiavitù”. Davvero per tutti, la preghiera di Francesco: “che lo Spirito Santo illumini i nostri cuori perché possiamo riconoscere nel Bambino Gesù, la salvezza donata da Dio a ogni uomo”.
Nella S. Messa della notte di Natale Francesco aveva parlato della tenerezza di Dio, della sua umiltà e della sua pazienza verso gli uomini. “Lungo il cammino della storia, la luce che squarcia il buio ci rivela che Dio è Padre e che la sua paziente fedeltà è più forte delle tenebre e della corruzione. In questo consiste l’annuncio della notte di Natale. Dio non conosce lo scatto d’ira e l’impazienza; è sempre lì, come il padre della parabola del figlio prodigo, in attesa di intravedere da lontano il ritorno del figlio perduto. E tutti i giorni, con pazienza. La pazienza di Dio”.
E l’umiltà è un altro segno che connota Dio, “l’amore con cui ha assunto la nostra fragilità, la nostra sofferenza, le nostre angosce, i nostri desideri ed i nostri limiti”. Infatti “Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato della nostra piccolezza”.
Ed “il messaggio che tutti aspettavano, quello che tutti cercavano nel profondo della propria anima, non era altro che la tenerezza di Dio”; ma “la cosa più importante è lasciare che sia Lui a trovarci, ad accarezzarci con amorevolezza”. Bisogna permettere “a Dio di volermi bene” ed avere “il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto”.
Nel giorno di S. Stefano che “con il suo martirio” onora “la venuta nel mondo del Re dei re, offrendogli in dono la sua stessa vita, come faceva nel servizio per i più bisognosi”, il Pontefice ha rivolto il pensiero ai cristiani perseguitati ancora oggi, a “quanti sono discriminati, perseguitati e uccisi per la testimonianza resa a Cristo. Vorrei dire a ciascuno di loro: se portate questa croce con amore, siete entrati nel mistero del Natale, siete nel cuore di Cristo e della Chiesa”. Il Papa ha pregato perché “grazie anche al sacrificio di questi martiri di oggi – ne sono tanti, tantissimi – si rafforzi in ogni parte del mondo l’impegno per riconoscere e assicurare concretamente la libertà religiosa, che è un diritto inalienabile di ogni persona umana”. Ora “nelle prove accettate a causa della fede, la violenza è sconfitta dall’amore, la morte dalla vita. E per accogliere veramente Gesù nella nostra esistenza e prolungare la gioia della Notte Santa, la strada è proprio quella indicata da questo Vangelo, cioè dare testimonianza a Gesù nell’umiltà, nel servizio silenzioso, senza paura di andare controcorrente e di pagare di persona”. Così “ad ogni cristiano (…) è chiesto di essere coerente in ogni circostanza con la fede che professa”, quindi di “pensare, sentire e vivere come cristiano”; infatti “la coerenza cristiana è una grazia che dobbiamo chiedere al Signore. Essere coerenti, vivere come cristiani e non dire: ‘sono cristiano’ e vivere come pagano. La coerenza è una grazia da chiedere oggi”.
Domenica 28 dicembre, nella festa della Santa Famiglia il Papa all’Angelus chiede attenzione e concreta solidarietà per le famiglie in difficoltà di rapporti o con bisogni materiali o malattie da affrontare. “Il Bambino Gesù con sua Madre Maria e con san Giuseppe sono un’icona familiare semplice ma tanto luminosa”: si tratta di ”luce di misericordia e di salvezza per il mondo intero, luce di verità per ogni uomo, per la famiglia umana e per le singole famiglie”.
E la luce “che viene dalla Santa Famiglia ci incoraggia ad offrire calore umano in quelle situazioni familiari in cui, per vari motivi, manca la pace, manca l’armonia, manca il perdono. La nostra concreta solidarietà non venga meno specialmente nei confronti delle famiglie che stanno vivendo situazioni più difficili per le malattie, la mancanza di lavoro, le discriminazioni, la necessità di emigrare… “ Così il pensiero va alla “piccola famigliola” di Giuseppe, Maria e Gesù, “in mezzo a tanta gente, nei grandi cortili del tempio”, che “non risalta all’occhio, non si distingue… Eppure non passa inosservata!” Ricorda i due anziani, Simeone e Anna, mossi dallo Spirito Santo, che si avvicinano e si mettono a lodare Dio per quel Bambino, nel quale riconoscono il Messia: “questo ci fa pensare anche ai nonni: quanto è importante la loro presenza, la presenza dei nonni! Quanto è prezioso il loro ruolo nelle famiglie e nella società! Il buon rapporto tra i giovani e gli anziani è decisivo per il cammino della comunità civile ed ecclesiale E guardando a questi due anziani, questi due nonni – Simeone ed Anna – ma salutiamo di qua, con un applauso, a tutti i nonni del mondo!”
E’ un clima di fede quello della S. Famiglia e “quando genitori e figli” lo respirano “possiedono un’energia che permette loro di affrontare prove anche difficili”.
Gian Paolo Cassano

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