La Parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
La fortezza: è il quarto dei doni dello Spirito Santo su cui si è stata centrata l’udienza generale di mercoledì 14 maggio. “Quanti, quanti uomini e donne, noi non sappiamo il nome, ma che onorano il nostro popolo, onorano la nostra Chiesa, perché sono forti: forti nel portare avanti la loro vita, la loro famiglia, il loro lavoro, la loro fede. Ma, questi nostri fratelli e sorelle sono santi, santi quotidiani, santi nascosti in mezzo a noi: hanno proprio il dono della fortezza per portare avanti il loro dovere di persone, di padri, di madri, di fratelli, di sorelle, di cittadini. Tanti ne abbiamo, tanti!”
Sono santi senza incensi né altari, senza una nicchia dove pregarli e accendere una candela, santi in carne e ossa che hanno in comune con i Santi canonizzati una dote che viene dall’alto: la “fortezza” che brilla soprattutto nei “momenti difficili” e nelle “situazioni estreme”, quando uomini e donne “si trovano ad affrontare esperienze particolarmente dure e dolorose, che sconvolgono la loro vita e quella dei loro cari”.
Infatti “con il dono della fortezza (…) lo Spirito Santo libera il terreno del nostro cuore, lo libera dal torpore, dalle incertezze e da tutti i timori che possono frenarlo, in modo che la Parola del Signore venga messa in pratica, in modo autentico e gioioso. E’ un vero aiuto questo dono della fortezza, ci dà forza, anche ci libera di tanti impedimenti”. Essa non è un dono solo per i momenti gravi: “in tutti i giorni della vita quotidiana dobbiamo essere forti”, a patto “che il dono della fortezza incontri l’umiltà del nostro cuore”. Poi il Papa cita San Paolo: ‘Tutto posso in colui che mi dà la forza’. Ma, quando viene la vita ordinaria, quando vengono le difficoltà, ricordiamo questo: ‘Tutto posso in colui che mi dà la forza’. Il Signore dà la forza, sempre, non manca. Il Signore non ci prova più di quello che noi possiamo tollerare. Lui è sempre con noi. ‘Tutto posso in colui che mi dà la forza’”.
Domenica 18 maggio, al Regina Coeli, il Pontefice ha poi pregato per le popolazioni colpite dalle gravi inondazioni nei Balcani ed ha ricordato che ieri in Romania è stato proclamato Beato il vescovo Anton Durcovici, martire della fede. “Perseguitato dal regime comunista rumeno”, morì in carcere di fame e sete, nel 1951.
Ha poi ricordato come i conflitti nella Chiesa si risolvano “confrontandoci, discutendo e pregando ! Con la certezza che le chiacchiere, le invidie, le gelosie non potranno mai portarci alla concordia, all’armonia o alla pace”. Ci illumina, nel cammino, il dono dello Spirito Santo, “perché sappiamo stimarci a vicenda e convergere sempre più profondamente nella fede e nella carità, tenendo il cuore aperto alla necessità dei fratelli.” Infatti “quando noi lasciamo allo Spirito Santo la guida, Egli ci porta all’armonia, alla unità e al rispetto dei diversi doni e talenti.” E’ vero che “anche nella Chiesa delle origini” esistevano tensioni e dissensi, come succede pure “nelle nostre parrocchie”: ora “nella vita, i conflitti ci sono, il problema è come si affrontano”.
Come fecero gli Apostoli i problemi “non si risolvono facendo finta che non esistano! Ed è bello questo confronto schietto tra i pastori e gli altri fedeli” ed il risultato fu una “suddivisione di compiti”: gli Apostoli “alla preghiera e al ministero della Parola”, mentre sette uomini, i diaconi, “al servizio delle mense per i poveri”.
Gian Paolo Cassano

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