La Parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

“Nessuno è inutile nella Chiesa! E se qualcuno, a volte, dice ad un altro: ‘Vai a casa tu sei inutile!’, quello non è vero! Nessuno è inutile nella Chiesa: tutti siamo necessari, per costruire questo Tempio!” Lo ha detto con forza mercoledì 26 giugno, all’udienza generale in Piazza San Pietro, gremita di fedeli.
“Noi non siamo isolati, noi siamo popolo di Dio, e questo è la Chiesa: Popolo di Dio”. E la Chiesa “non è un intreccio di cose e interessi, ma il Tempio dello Spirito Santo”, in cui “ognuno di noi, con il dono del Battesimo è pietra viva”. Questo “ci dice che nessuno è inutile nella Chiesa”.
Nessuno “è secondario” e nessuno può dire di essere “il più importante, nella Chiesa!” “Tutti siamo uguali agli occhi di Dio, tutti, tutti! Ma qualcuno di voi può dire: ‘Senta, Signor Papa, Lei non è uguale a noi’. Sì, sono come ognuno di voi, tutti siamo uguali, tutti siamo fratelli! Nessuno è anonimo: tutti formiamo e costruiamo la Chiesa”.
Questo “ci invita anche a riflettere sul fatto che se manca il mattone della nostra vita cristiana, manca qualcosa alla bellezza della Chiesa”. Ora “tutti dobbiamo portare alla Chiesa la nostra vita, il nostro cuore, il nostro amore, il nostro pensiero, il nostro lavoro … Tutti insieme!”.
Per questo dobbiamo aprirci all’azione dello Spirito Santo “per essere parte attiva nelle nostre comunità”, essere “pietre vive”, non “pietre stanche, annoiate e indifferenti”. Infatti “che cosa brutta è un cristiano stanco, annoiato, indifferente? E’ brutto, un cristiano così, non va! Il cristiano dev’essere vivo, gioioso di essere cristiano! Deve vivere questa bellezza di fare un popolo di Dio, che è la Chiesa”.
Domenica 30 giugno, all’Angelus, ha ricordato come Gesù abbia chiesto ai suoi discepoli di non “imporre nulla” a chi incontreranno nel cammino: “Gesù non impone mai, Gesù è umile, Gesù invita. Se tu vuoi, vieni. L’umiltà di Gesù è così: Lui ci invita sempre, non impone”.
Ora “questo ci fa pensare” all’importanza “che, anche per Gesù, ha avuto la coscienza: l’ascoltare nel suo cuore la voce del Padre e seguirla”. Egli “nella sua esistenza terrena, non era, per così dire, ‘telecomandato’: era il Verbo incarnato, il Figlio di Dio fatto uomo, e a un certo punto ha preso la ferma decisione di salire a Gerusalemme per l’ultima volta; una decisione presa nella sua coscienza, ma non da solo: insieme al Padre, in piena unione con Lui!”
Gesù “ha deciso in obbedienza al Padre, in ascolto profondo, intimo della sua volontà”. Egli “era libero: in quella decisione era libero. Gesù vuole noi cristiani liberi, come Lui, con quella libertà che viene dal dialogo con il Padre, da questo dialogo con Dio. Gesù non vuole né cristiani egoisti, che seguono il proprio io, non parlano con Dio; né cristiani deboli, cristiani, che non hanno volontà, cristiani ‘telecomandati’, incapaci di creatività, che cercano sempre di collegarsi alla volontà di un altro e non sono liberi. Gesù ci vuole liberi e questa libertà, dove si fa? Si fa nel dialogo con Dio nella propria coscienza” che “è il luogo interiore della mia relazione” con Dio, che “parla al mio cuore e mi aiuta a discernere, a comprendere la strada che devo percorrere, e una volta presa la decisione, ad andare avanti, a rimanere fedele”, è “lo spazio interiore dell’ascolto della verità, del bene, dell’ascolto di Dio”.
A questo proposito ha ricordato “un esempio meraviglioso di come è questo rapporto con Dio nella propria coscienza”, quello di Papa Benedetto XVI “quando il Signore gli ha fatto capire, nella preghiera, quale era il passo che doveva compiere. Ha seguito, con grande senso di discernimento e coraggio, la sua coscienza, cioè la volontà di Dio che parlava al suo cuore”.
Gian Paolo Cassano

Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.