La Parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

No alla cultura dello spreco. Lo ha detto chiaramente il Papa nell’udienza di mercoledì 5 giugno. Infatti ciò che “si butta è come se fosse rubato dalla mensa di chi è povero”. Ha richiamato così le coscienze, dei cristiani per primi, sulle assurdità di tale situazione. “Se una notte di inverno, qui vicino in via Ottaviano, per esempio, muore una persona, quella non è notizia. Se in tante parti del mondo ci sono bambini che non hanno da mangiare, quella non è notizia, sembra normale. Non può essere così! (…) Al contrario, un abbassamento di dieci punti nelle borse di alcune città, costituisce una tragedia. Uno che muore non è una notizia, ma se si abbassano di dieci punti le borse è una tragedia! Così le persone vengono scartate, come se fossero rifiuti”.
Il Pontefice denuncia la situazione attuale in cui l’uomo non è più custode della terra, secondo il progetto di Dio, ma spesso uno sfruttatore e un manipolatore, mettendo in “pericolo” l’umanità, in un sistema (più volto messo in evidenza dalla Chiesa) in cui “ciò che domina sono le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica. Quello che comanda oggi non è l’uomo, è il denaro, il denaro, i soldi comandano. E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne. Noi abbiamo questo compito!”.
In questo scenario, anche “la vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano. Questa cultura dello scarto ci ha resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione”.
La causa sta in quel consumismo che “ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo”: di qui l’invito ad “individuare vie e modi che, affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi”.
Occorre “coltivare e custodire il creato” e ciò “vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti”.
Domenica 9 giugno, all’Angelus ha parlato del Cuore di Cristo a cui tutto “il mese di giugno è tradizionalmente dedicato”, ricordando che “non è un simbolo immaginario” ma è la “massima espressione umana dell’amore divino (…) è un simbolo reale, che rappresenta il centro, la fonte da cui è sgorgata la salvezza per l’umanità intera.”
Riferendosi poi al brano evangelico di Luca e della risurrezione del giovane di Nain ha posto il rilievo “la misericordia di Gesù” come “forza che dà vita, che risuscita l’uomo!” E’ la compassione di Cristo, “è l’amore di Dio per l’uomo, è la misericordia, cioè l’atteggiamento di Dio a contatto con la miseria umana, con la nostra indigenza, la nostra sofferenza, la nostra angoscia”. Quanto grande è la misericordia divina: “il Signore ci guarda sempre con misericordia; non dimentichiamolo, ci guarda sempre con misericordia, ci attende con misericordia. Non abbiamo timore di avvicinarci a Lui! Ha un cuore misericordioso! Se gli mostriamo le nostre ferite interiori, i nostri peccati, Egli sempre ci perdona.”
Gian Paolo Cassano

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