La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano

La liturgia “luogo privilegiato dell’incontro dei cristiani con Dio”: lo ha sottolineato Benedetto XVI, all’udienza generale, in piazza San Pietro mercoledì 26 settembre.
Egli ha parlato della Parola di Dio come prima scuola orante ed accanto la liturgia come “prezioso spazio” e fonte per crescere nella preghiera.
La liturgia è “servizio da parte del popolo e in favore del popolo” (come la definisce il Catechismo della Chiesa Cattolica) ed il Concilio iniziò i suoi lavori, 50 anni fa, proprio con la discussione su di essa mettendo così “in luce in modo molto chiaro il primato di Dio, la sua priorità assoluta”. Infatti “dove lo sguardo su Dio non è determinane, ogni altra cosa perde il suo orientamento. Il criterio fondamentale per la liturgia è il suo orientamento a Dio, per poter così partecipare alla sua stessa opera”.
E questa sta “nell’azione di Cristo attraverso la Chiesa, nella liturgia, in particolare nel Sacramento dell’Eucaristia, che rende presente l’offerta sacrificale del Figlio di Dio, che ci ha redenti; nel Sacramento della Riconciliazione, in cui si passa dalla morte del peccato alla vita nuova; e negli altri atti sacramentali che santificano”.
Se la liturgia ci offre le parole, siamo però noi a dover entrare “nel loro significato, accoglierle in noi, metterci in sintonia” con esse: “è la concordanza tra ciò che diciamo con le labbra e ciò che portiamo nel cuore”.
Occorre che lo sguardo del cuore si diriga “al Signore che sta in mezzo a noi”: vivendo la “liturgia con questo atteggiamento di fondo, il nostro cuore è come sottratto alla forza di gravità, che lo attrae verso il basso, e si leva interiormente verso l’alto, verso la verità, verso l’amore, verso Dio”.
Domenica 30 settembre, all’Angelus, il Papa ha espresso la sua preoccupazione per la continua violenza verso le popolazioni nell’Est della Repubblica democratica del Congo e, ispirandosi al Vangelo domenicale, ha ricordato “che Dio può operare cose buone e persino prodigiose” fuori della cerchia dei fedeli e “che si può collaborare alla causa del Regno di Dio in diversi modi, anche offrendo un semplice bicchiere d’acqua ad un missionario”. Nella Chiesa “si può trovare ciò che non è cattolico” (insegnava S. Agostino), come fuori di essa “può esservi qualcosa di cattolico”.
Per questo motivo “i membri della Chiesa non devono provare gelosia, ma rallegrarsi se qualcuno esterno alla comunità opera il bene nel nome di Cristo, purché lo faccia con intenzione retta e con rispetto”.
Così, anche al suo interno occorre “essere tutti e sempre capaci di apprezzarci e stimarci a vicenda, lodando il Signore per l’infinita ‘fantasia’ con cui opera nella Chiesa e nel mondo”.
Per ultimo il richiamo suggerito dall’apostolo Giacomo a stare “in guardia dalla vana bramosia dei beni materiali”, perché occorre saperli usare “nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con equità e moralità, a tutti i livelli”.
Gian Paolo Cassano

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