La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano

“Quella dell’amore è una realtà meravigliosa, è l’unica forza che può veramente trasformare il mondo.” Lo ha ricordato il Papa celebrando l’Eucaristia, domenica 3 giugno, davanti ad oltre un milione di fedeli (tra cui il premier Monti), arrivate da oltre 150 nazioni, all’aeroporto di Bresso per la Messa che ha chiuso il VII Incontro mondiale delle famiglie. Il prossimo incontro mondiale si terrà a Filadelfia, nel 2015.
Il Pontefice non ha nascosto la difficoltà di essere famiglia oggi, incoraggiandoli a vivere la loro vocazione in un amore fecondo per la coppia perché “desiderate e realizzate il bene l’uno per l’altro” e per i figli perché li accogliete con generosità e responsabilità. “Cari sposi – ha aggiunto – abbiate cura dei vostri figli e, in un mondo dominato dalla tecnica, trasmettete loro, con serenità e fiducia, le ragioni del vivere, la forza della fede, prospettando loro mete alte e sostenendoli nelle fragilità. Ma anche voi figli, sappiate mantenere sempre un rapporto di profondo affetto e di premurosa cura verso i vostri genitori, e anche le relazioni tra fratelli e sorelle siano opportunità per crescere nell’amore”.
Egli non dimentica chi ha il cuore ferito: “una parola vorrei dedicarla anche ai fedeli che, pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione. Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica. Vi incoraggio a rimanere uniti alle vostre comunità, mentre auspico che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza”.
Una famiglia oggi deve poter conciliare i tempi del lavoro e quelli della festa, la domenica, “il giorno della Chiesa”, “il giorno della famiglia, nel quale vivere assieme il senso della festa, dell’incontro, della condivisione, anche nella partecipazione alla Santa Messa. Care famiglie, pur nei ritmi serrati della nostra epoca, non perdete il senso del giorno del Signore! E’ come l’oasi in cui fermarsi per assaporare la gioia dell’incontro e dissetare la nostra sete di Dio”.
Già nella grande festa (sempre a Bresso) la sera di sabato 2 giugno il Papa aveva dialogato con alcune famiglie rispondendo alle domande sui temi scottanti dei nostri tempi: la crisi economica, il diffondersi di separazioni e divorzi, la difficoltà di conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia, persino i ricordi della sua infanzia. Parole forti, chiare e semplici a difesa del tempo della famiglia, minacciato dalla prepotenza degli impegni lavorativi (“Difendiamo la libertà dell’uomo, difendiamo la domenica”) con un pensiero per i separati (“Vivono pienamente nella Chiesa, la loro sofferenza è un dono per la Chiesa”).
Nel pomeriggio, incontrando le autorità, Benedetto XVI ha chiesto che “la legislazione e l’opera delle istituzioni statuali debbano essere in particolare a servizio della famiglia”.
Infatti “nella misura in cui viene superata la concezione di uno Stato confessionale appare chiaro, in ogni caso, che le sue leggi debbono trovare giustificazione e forza nella legge naturale, che è fondamento di un ordine adeguato alla dignità della persona umana, superando una concezione meramente positivista dalla quale non possono derivare indicazioni che siano, in qualche modo, di carattere etico”. Per questo “lo Stato è a servizio e a tutela della persona e del suo ‘ben essere’ nei suoi molteplici aspetti, a cominciare dal diritto alla vita, di cui non può mai essere consentita la deliberata soppressione.”
Benedetto XVI era giunto a Milano venerdì 1 giugno accolto festosamente dai fedeli e dalle autorità (in particolare il sindaco Giuliano Pisapia e l’arcivescovo, card. Angelo Scola). In piazza Duomo, simbolo del capoluogo lombardo, il primo pensiero è stato per le vittime del terremoto in Emilia e per quanti sono in difficoltà (persone sole, disoccupati, ammalati …).
Il Papa si è soffermato sulla storia di Milano, ricca di cultura e fede (ha ricordato i santi milanesi) che “deve animare tutto il tessuto della vita, personale e comunitaria, pubblica e privata, così da consentire uno stabile e autentico ‘ben essere’, a partire dalla famiglia che va riscoperta quale patrimonio principale dell’umanità, coefficiente e segno di una vera e stabile cultura in favore dell’uomo”. In serata, al Teatro alla Scala, il Papa “musicista” ha particolarmente apprezzato il concerto con la “Nona Sinfonia” di Beethoven con una riflessione sull’Inno alla gioia.
Incontrando sabato 2 giugno i cresimandi (che avevano riempito lo Stadio “Meazza”, con uno spettacolo per il Papa pieno di musica e coloratissimo) li ha incoraggiati a tendere ad ideali alti, ad essere santi !
“Cari ragazzi e ragazze, tutta la vita cristiana è un cammino, è come percorrere un sentiero che sale su un monte – quindi non è sempre facile, ma salire su un monte è una cosa bellissima – in compagnia di Gesù; con questi doni preziosi la vostra amicizia con Lui diventerà ancora più vera e più stretta”. Il Papa catechista ha spiegato i sette doni dello Spirito Santo ai ragazzi, li definisce “fortunati” per la radicata tradizione ambrosiana a curare gli oratori, li invita a non credere a chi dice loro che la vocazione da piccoli non può essere perché, afferma, “un futuro grande pittore dipinge già da bambino”. Al contrario, li sprona: “Non siate pigri, ma ragazzi e giovani impegnati, in particolare nello studio, in vista della vita futura: è il vostro dovere quotidiano e una grande opportunità che avete per crescere e per preparare il futuro. Siate disponibili e generosi verso gli altri, vincendo la tentazione di mettere al centro voi stessi, perché l’egoismo è nemico della vera gioia…. Cari ragazzi, care ragazze, vi dico con forza: tendete ad alti ideali: tutti possono arrivare ad una alta misura, non solo alcuni! Siate santi! Ma è possibile essere santi alla vostra età? Vi rispondo: certamente! Lo dice anche sant’Ambrogio, grande Santo della vostra Città, in una sua opera, dove scrive: ‘Ogni età è matura per Cristo’.
In precedenza in Duomo con i presbiteri, le religiose e i religiosi, aveva parlato del “poema” e dell’unicità del “dono del sacerdozio” e che “solo e sempre in Cristo si trova la sorgente e il modello per ripetere quotidianamente il ‘sì’ alla volontà di Dio”.
Celebrando con loro l’Ora Media ha evidenziato ancora la bellezza di un “cuore indiviso” che si dà tutto a Dio in una consacrazione religiosa, invocando nella preghiera la grazia “di rinnovare le famiglie cristiane secondo il disegno di Dio, perché siano luoghi di grazia e di santità, terreno fertile per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata”.
Gian Paolo Cassano

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