La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano

Non si devono contrapporre “i momenti della preghiera” e “l’esercizio della carità”; lo ha ricordato Benedetto XVI, analizzando la pastorale della carità verso i più bisognosi nella prima comunità cristiana di Gerusalemme, nell’Udienza generale di mercoledì 25 aprile. Nella scelta dei sette uomini per la diaconia della carità non è disgiunta la preghiera, anche come requisito per la scelta, poiché essi “non solo devono godere di buona reputazione, ma devono essere uomini pieni di Spirito Santo e di sapienza”.
Per i Pastori “questa è la prima e più preziosa forma di servizio verso il gregge loro affidato”: infatti “se i polmoni della preghiera e della Parola di Dio non alimentano il respiro della nostra vita spirituale, rischiamo di soffocare in mezzo alle mille cose di ogni giorno: la preghiera e il respiro dell’anima e della vita”.
Citando San Bernardo il Papa ha avvertito che “le troppe occupazioni, una vita frenetica, spesso finiscono per indurire il cuore e far soffrire lo spirito”. Tutto ciò “è un prezioso richiamo per noi oggi, abituati a valutare tutto con il criterio della produttività e dell’efficienza (…) Senza la preghiera quotidiana vissuta con fedeltà, il nostro fare si svuota, perde l’anima profonda, si riduce ad un semplice attivismo che, alla fine, lascia insoddisfatti”.
“Ogni passo della nostra vita – ha ribadito il Papa – ogni azione, anche della Chiesa, deve essere fatta davanti a Dio, nella preghiera, alla luce della sua Parola”. Perciò “non dobbiamo perderci nell’attivismo puro ma sempre lasciarci anche penetrare nella nostra attività dalla luce della Parola di Dio e così imparare la vera carità, il vero servizio per l’altro”. Così, in una preghiera “alimentata dalla Parola di Dio, possiamo vedere la realtà con occhi nuovi, con gli occhi della fede e il Signore, che parla alla mente e al cuore, dona nuova luce al cammino in ogni momento e in ogni situazione”.
Domenica 29 aprile, in san Pietro, nella Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, Benedetto XVI ha ordinato nove nuovi presbiteri. Il sacerdote è “colui – ha spiegato nell’omelia il Papa – che viene inserito in un modo singolare nel mistero dal sacrificio di Cristo, con una unione personale a Lui, per prolungare la sua missione salvifica”, attraverso “al Sacramento dell’Ordine” e “chiede di diventare sempre ‘più stretta’ per la generosa corrispondenza del sacerdote stesso”.
Così “per il sacerdote, celebrare ogni giorno la Santa Messa non significa svolgere una funzione rituale, ma compiere una missione che coinvolge interamente e profondamente l’esistenza, in comunione con Cristo risorto che, nella sua Chiesa, continua ad attuare il Sacrificio redentore”.
Al Regina Coeli il pensiero è andato a tutti i giovani perché “siano attenti alla voce di Dio che parla interiormente al loro cuori e li chiama a distaccarsi da tutto per servire Lui”. Infatti “il Signore chiama sempre, ma tante volte noi non ascoltiamo. Siamo distratti da molte cose, da altre voci più superficiali; e poi abbiamo paura di ascoltare la voce del Signore, perché pensiamo che possa toglierci la nostra libertà. In realtà, ognuno di noi è frutto dell’amore: certamente, l’amore dei genitori, ma, più profondamente, l’amore di Dio.”
Un richiamo è andato anche al neo beato Giuseppe Toniolo il cui “messaggio è di grande attualità, specialmente in questo tempo: il Beato Toniolo indica la via del primato della persona umana e della solidarietà” ed al sacerdote Pierre–Adrien Toulorge, vissuto nella seconda metà del ‘700, ‘martire della verità’, beatificato a Coutances in Francia.
Gian Paolo Cassano

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