La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO

a cura di Gian Paolo Cassano

Quando Dio apre la sua tenda per accoglierci, nulla può farci del male”. E’ il messaggio di fiducia del salmo 23 a cui Benedetto XVI ha fatto riferimento nell’Udienza di mercoledì 5 ottobre, rammentando come la presenza di Dio sia certa anche nel “deserto del razionalismo”. Se camminiamo dietro al Buon Pastore “Cristo, siamo certi di andare sulle strade ‘giuste’ e che il Signore ci guida e ci è sempre vicino e non ci mancherà nulla”.

E’ Lui, il Cristo, “il ‘Buon Pastore’ che va in cerca della pecora smarrita, che conosce le sue pecore e dà la vita per loro, Egli è la via, il giusto cammino che ci porta alla vita, la luce che illumina la valle oscura e vince ogni nostra paura (…) Chi va col Signore anche nelle vali oscure della sofferenza, dell’incertezza e di tutti i problemi umani, si sente sicuro. Tu sei con me: questa è la nostra certezza, quella che ci sostiene”.

Domenica 9 ottobre si è recato in visita apostolica in terra calabrese, incoraggiando i fedeli che hanno sfidato la pioggia ed il vento: “la fede dei Santi rinnova il mondo! Con la stessa fede, anche voi, rinnovate oggi la vostra e nostra amata Calabria!”. Due le tappe sostanziale del viaggio del Papa: Lamezia e Serra san Bruno.

In mattinata ha celebrato l’ Eucaristia a Lamezia Terme accolto dalle autorità civili e dal Vescovo mons, Luigi Antonio Cantafora.

Nell’omelia il Pontefice ha commentato la parabola del banchetto di nozze con un’immagine “usata spesso nelle Scritture per indicare la gioia nella comunione e nell’abbondanza dei doni del Signore”.

Riferendosi poi a un bel commento di san Gregorio Magno ha spiegato come “quel commensale” che “ha risposto all’invito di Dio a partecipare al suo banchetto, ha, in un certo modo, la fede che gli ha aperto la porta della sala, ma gli manca qualcosa di essenziale: la veste nuziale, che è la carità, l’amore”.

Da qui, l’invito a custodire la carità e l’invito a tutta la popolazione Calabrese a perseverare e crescere nell’aiuto reciproco, nel rispetto di ogni bene pubblico in una “terra dove la disoccupazione è preoccupante, dove una criminalità spesso efferata, ferisce il tessuto sociale, una terra in cui si ha la continua sensazione di essere in emergenza.”

Per questo li ha esortati a non cedere “mai alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi. Fate appello alle risorse della vostra fede e delle vostre capacità umane; sforzatevi di crescere nella capacità di collaborare, di prendersi cura dell’altro e di ogni bene pubblico, custodite l’abito nuziale dell’amore; perseverate nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione”.

Nel pomeriggio si è recato all’antica “cittadella” dello spirito che è la Certosa di Serra San Bruno fondata dal grande santo certosino presiedendo la celebrazione dei Vespri con i monaci.

I monasteri – ha soggiunto – hanno nel mondo una funzione molto preziosa, direi indispensabile. Se nel medioevo essi sono stati centri di bonifica dei territori paludosi, oggi servono a ‘bonificare’ l’ambiente in un altro senso: a volte, infatti, il clima che si respira nelle nostre società non è salubre, è inquinato da una mentalità che non è cristiana, e nemmeno umana, perché dominata dagli interessi economici, preoccupata soltanto delle cose terrene e carente di una dimensione spirituale”.

Rivolgendosi ancora ai 16 monaci che compongono la comunità della Certosa, Benedetto XVI, ha evidenziato la radicalità della loro scelta di unione con Dio: voi avete trovato il tesoro nascosto, la perla di grande valore (cfr Mt 13,44-46); avete risposto con radicalità all’invito di Gesù … Ogni monastero – maschile o femminile – è un’oasi in cui, con la preghiera e la meditazione, si scava incessantemente il pozzo profondo dal quale attingere l’acqua viva per la nostra sete più profonda”.

Ritirandosi nel silenzio e nella solitudine il monaco “rischia: si espone alla solitudine e al silenzio per non vivere di altro che dell’essenziale, e proprio nel vivere dell’essenziale trova anche una profonda comunione con i fratelli, con ogni uomo.”

Gian Paolo Cassano

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